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March 21, 2018

Marco Sciaccaluga e la sempiterna attualità dei classici

Mauro Sperandio
Dal 22 al 25 marzo, allo Stabile di Bolzano "Intrigo e amore", per la regia di Marco Sciaccaluga. In un'intervista la visione teatrale del regista.

Due innamorati trovano nel parentado e nella società ostacolo al loro amore. Sarà questa anche una storia arcinota, ma, curiosamente, i millenni non fanno scemare le repliche che sul palcoscenico della vita questa trama si trova a dover dare. L’amore incompiuto, tema “costituzionale” per l’esistenza umana, è al centro del dramma “Intrigo e amore” di Friedrich Schiller, in scena in questi giorni allo Stabile di Bolzano. Di questo testo e del valore dei classici, parliamo con il regista Marco Sciaccaluga.

Intrigo e amore-Roberto Alinghieri, Mariangeles Torres-Foto Caroli

In che modo “Intrigo e amore”, scritto alla fine del ’700 mostra ancora oggi la sua attualità?

Per questo grande capolavoro di Schiller si può dire ciò che banalmente si può dire per altri classici: sono voci che vengono dal futuro e non dal passato, che hanno la capacità profetica di vedere l’uomo nella sua universalità.
Aggiungo, un po’ provocatoriamente, che il fatto che i classici siano ancora oggi attuali è una sfortuna; è la comunanza di conflitti privati, sociali e politici a renderli ancora validi.  Nello specifico, il testo che porteremo allo Stabile si specchia nell’attualità narrando le vicende di due giovani, osteggiati nel loro amore perché di classi sociali differenti. Al tempo di Schiller si trattava di un aristocratico e di una borghese, ma oggi potremmo pensare ad un rampollo della buona borghesia del Nord Italia, che presenti come propria fidanzata una ragazza nigeriana sbarcata pochi mesi prima dai barconi. È proprio questa la distanza sociale di cui parliamo.

In cosa si differenziano, rispetto ad altri innamorati celebri, Ferdinando e Luise?

Gli innamorati di Schiller sono i primi a mettere in dubbio la legittimità del loro amore. Le regole dei padri, così oppressive, sono state da loro interiorizzate al punto da farli dubitare di poter sognare la libertà. Questo me li fa apparire molto simili ai giovani di oggi, che appartengono ad una generazione impaurita, che non riesce a contestare noi vecchi, che non è in grado di trovare il suo spazio anche attraverso forme di ribellione. Il grande sogno romantico della libertà individuale, in questo dramma, trova un racconto perfetto.

Intrigo e amore-Andrea Nicolini, Orietta Notari, Alice Arcuri, Enrico Campanati, Simone Toni-Foto Caroli
Qual è lo stato di salute del “Coraggio” tra gli artisti del teatro italiano?

Il teatro, sembrerà incredibile, non ha smarrito la sua forza di parlare al cuore e alla mente delle persone. Rimango però un po’ perplesso di fronte a certe forme del teatro contemporaneo che io chiamo “la drammaturgia del frigorifero”. Ovvero, quel teatro che cerca di imitare un po’ pedissequamente la realtà contemporanea in termini psicologici e politici. Il teatro non può non avere una dimensione mitologica e l’attualizzazione di un classico è una falsa necessità, essendo il classico attuale per definizione. Mi pare che il teatro abbia perso un po’ la capacità di narrare e questo va a discapito della possibilità di capire qualcosa in più di se stessi, perché la favola in questo ci aiuta.

Riesce a vedere nel nostro contemporaneo qualcuno o qualcosa che potrà avere futura dignità di classico?

È difficile rispondere. Ho una forte speranza che questo accada. Nonostante i governi e le istituzione del nostro paese non facciano il loro dovere nel dare spazi e mezzi dignitosi a chi fa teatro, vedo molti giovani che si danno da fare. Francis Ford Coppola, uno dei miei miti cinematografici, rispose ad una domanda simile a quella che mi ha posto dicendo che può sembrare che il cinema abbia esaurito ormai modi e temi, e si sia relegato alla meccanica riproposizione di ciò che è stato già fatto e visto. Tuttavia, in qualche sperduta provincia del Minnesota, il regista si figura che ci sia una ragazzina che, con il suo cellulare, sta girando il suo primo film, celebrando così il cinema che è stato fino ad oggi e inventando un nuovo tipo di cinema. Ci sono tanti giovani in Italia che assomigliano a quella ragazzina, il compito delle istituzioni e di noi “vecchi” è quello di riconoscerli e dar loro voce e spazio.

Foto©: Caroli

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