Music

September 1, 2017

Without creative limits: Ferbegy? @ BUSK Festival

Greta Stampfer

Per tutti gli amanti del BUSK Festival, i membri di Ferbegy? sono come vecchi amici. Il gruppo è composto da Anna Mongelli, Dario Mongelli, Federico Groff e Alessandro Damian. I Ferbegy? hanno suonato come busker al BUSK festival nel 2015 nelle vie di Bolzano. Quest’anno il loro misto tra elettronica e sonorità differenti ritorna finalmente sul palco del BUSK Festival per il concerto di chiusura di questa edizione, che per la prima volta si volge  a Merano.
Scopriamo dalle loro parole qualcosa di più sulla loro musica…

Nel 2010 è uscito il vostro primo EP “What if trees could speak”. Come siete cambiati, da allora, come musicisti?

Negli ultimi anni abbiamo ascoltato tanta musica nuova e stimolante, che ci ha permesso di sperimentare dimensioni e prospettive sonore diverse e più moderne, senza limiti creativi. Questo percorso ed il cambio di formazione, che adesso vede al basso e alla chitarra Alessandro Damian ed alla batteria Federico Groff, ci ha portato a “Roundabout”, il nostro secondo album.

 Nel vostro gruppo ci sono due fratelli. Che significa questo per la dinamica del gruppo?

Avere un fratello o una sorella nella band è come “condividere la cameretta” (cosa che tra l’altro abbiamo fatto fino ai 20 anni): significa usare gli stessi giocattoli, litigare lanciandosi i giocattoli, fare la pace, lanciarsi altre cose a caso e poi fare la pace di nuovo.

Avete fatto un tour in Germania e Repubblica Ceca. Qual è stata la reazione del pubblico?

Suonare all’estero è sempre un’esperienza. Si ha la sensazione di essere costantemente alla ricerca di qualcosa, in missione; si è rilassati e i recettori sono più attivi che mai. Il feedback del pubblico e dei locali è stato ottimo e noi ci siamo divertiti molto. Ferbegy?

Vi piace suonare per strada? Avete già fatto alcune esperienze del genere?

Negli ultimi anni abbiamo inserito come “quinto elemento” della band l’elettronica, quindi non ci capita spesso di suonare per strada senza amplificazione. Il “busking” è un arte a sè, è magia e colore nel grigiume delle città. Cantare e suonare senza un palco a contatto diretto con la gente può essere una forma d’interazione pura.

Che cosa significa “busk” per voi? Avete avuto qualche esperienza suonando per strada?

Abbiamo partecipato al BUSK Festival qualche anno fa e ci fu un momento in cui a causa della forte pioggia ci riparammo sotto uno stand. Eravamo circa una decina di musicisti accalcati in 8 metri quadrati. Decidemmo quindi di tirare fuori le chitarre ed improvvisare una jam session, che sfociò in un rito tribale con inno agli Dei della pioggia. Fu molto divertente e ringraziamo i Color Colectif per questo.

Foto: Ferbegy?

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