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May 8, 2017

Paolo Quaresima: raccontare attraverso il dettaglio

Mauro Sperandio
FIno al 15 ottobre, Palais Mamming, a Merano, ospita Imago - Meranesi dipinti. In occasione di questa esposizione abbiamo intervistato il noto pittore meranese.

Paolo Quaresima mi accoglie nel suo studio a pochi passi dalla stazione di Merano. Lo spazio di lavoro del noto pittore meranese assomma allo stesso tempo vari ambienti, raccontando molto di lui, rispecchiandone l’estro, la rigorosa disciplina artistica, l’ampia cultura e il temperamento gioviale. Qualche strumento musicale, i numerosi compact disk, una macchina per il caffè sovrastata da numerosi pacchetti dorati di una celebre marca, vari cimeli di un passato da scout, le foto del giovane figlio, numerosi libri di vario argomento e i tanti oggetti belli e curiosi compongono la dimensione “camerettistica” di questo ambiente. Un letto ed un comodino, proprio come fosse una camera di un giovane studente, qui non sfigurerebbero.
2 - CASA MELE - 2016, olio su tavola 70 x 250 cm. IMG_5075

Le numerose tele, candide o dipinte, le selve di pennelli di varie misure – “lo 0,5 no, perché voglio che la pennellata rimanga riconoscibile” – i cavalletti, i reggipolso e la grande tavolozza, identificano la funzione primaria di questo studio.
La parete dedicata ai lavori di falegnameria, con seghe, martelli, cacciaviti e quanto serve a costruire, smontare e riassemblare, risponde non solo alle necessità del pittore, ma anche alla soddisfazione del bricoleur. Come? Servendo alla preparazione dei supporti per la pittura, all’assemblaggio delle cornici e alla composizione dei soggetti ritratti. Ma quali sono gli oggetti impiegati nella composizione? La risposta a questa domanda la offre la parete che si trova alla sinistra di chi entra nello studio: un’ampia scaffalatura contiene brocche, bacinelle, pentole e vari altri oggetti di uso comune cercati con impegno o trovati per caso, tutti ordinati secondo il colore.
Una panoramica sullo studio, nel suo insieme, lo fa apparire come il magazzino di un attrezzista di teatro. Osservando nel dettaglio gli appunti scritti su un grande quaderno, si scopre che a questa occupazione si accosta quella dello scenografo teatrale, attività che si concreta nella fase compositiva che precede la pittura.
È l’Umanità la protagonista di questi quadri palcoscenico.

20 Great Greti -tela 180x150

Nella  trentennale attività artistica di Paolo Quaresima, le figure sono inizialmente apparse come mezzo per raccontare esplicitamente grandi tematiche esistenziali; hanno poi mostrato tratti comuni e famigliari, rievocando in maniera meno palese i temi trattati; sono da circa un decennio sparite, lasciando evidenti tracce della loro presenza.
A muovere questa evoluzione, mi racconta Quaresima, il profondo rispetto e pudore nei confronti dell’esistenza altrui, specialmente nei momenti dolorosi.
Se tanto merito ha il solido impianto teorico del nostro pittore, altrettanto va riconosciuto al suo spirito vivace, alla grande modestia e affabilità. Pensandoci bene, non sono queste le doti necessarie per indagare gli aspetti più veri e reconditi dell’animo umano?

Perché una pittura così vicina al reale?

Perché è quello che viviamo e riconosciamo come vicino alla nostra esperienza di vita. Credo che l’arte debba offrire diversi livelli di lettura. Una persona dotata di una cultura tale da poter decrittare i vari linguaggi evocativi, compositivi e concettuali deve trovare soddisfazione nel guardare le mie opere. Voglio però che anche chi questi strumenti non ha possa portarsi a casa un’emozione, un segno di un avvenuto incontro. Credo che questo tipo di pittura possa stimolare tanto il laureato in storia dell’arte o in discipline del linguaggio, quanto gli idraulici dei miei quadri.

26 - MEN IN ORANGE - olio tela 190 x 260 cm.

 Tanta è l’abilità nel dipingere gli oggetti, che pare quasi di poterli toccare con mano. Ferma la serietà del suo lavoro, c’è una divertita soddisfazione nel vedere la gente cadere in questi “miraggi”?

Sicuramente mi diverte. Le prime volte che la cosa mi riusciva c’era anche un certo compiacimento, ora sono soddisfatto quando i vari elementi che compongono la mia pittura, oltre a funzionare presi singolarmente, riescono ad unirsi in una dimensione corale. Quanto alla verosimiglianza degli oggetti, è questo il fattore imprescindibile per dare la verità luminosa dell’oggetto. La luce svela, contorna e dà volume a tutte le cose; il suo uso, ancor prima dell’invenzione della prospettiva, ha permesso di rendere la profondità in maniera efficace, si pensi alla pittura iraniana e a quell’egizia.
Come ogni figura ha qualcosa di unico da darti, anche ogni pignatta ha qualcosa da raccontare. L’attenzione posta nel riprodurre i tratti del viso è la stessa richiesta dalle ammaccature su una superficie smaltata di una brocca: esse rappresentano la vita dell’oggetto e di chi l’ha usata.

 

Una stanza vuota, che non ha tracce della vita di nessuno, cosa la inviterebbe a ritrarre?

Il tema della stanza vuota è un richiamo interessante a quell’idea di “morte dell’arte” che fu teorizzata negli anni Sessanta. Per usare un paradosso, se dovessi entrare in una stanza vuota troverei probabilmente una piccola crepa nel muro o una vite allentata nel battiscopa. Se la stanza è stata pensata per essere vuota e non è stata svuotata,  guarderei il pavimento per vedere se il cemento è stato tirato a scopa o frattonato. Una stanza vuota, per il suo semplice esistere, offrirà sempre qualcosa da osservare. Se la stanza non è buia, ci sarà una lampada, o meglio ancora una finestra.

18 - TUTTO PER LA CASA - 2016, olio su tavola 180 x 150 cm. IMG_6200

Quanto alla sua popolarità nella nostra provincia, mi è capitato di sentire associato al suo nome il detto latino “nemo profeta in patria”. Di non essere “profeta” della pittura in Alto Adige, le  interessa qualcosa?

Non mi dispero, anche se mi fa piacere sapere che le mie opere possano interessare pure agli altoatesini. Sono contento che i miei quadri si trovino sparsi per il mondo, piuttosto che negli uffici o nelle residenze di Bolzano e posso dire che i miei cataloghi sono frutto dell’interesse di varie gallerie di tutta Italia. Il fatto che i miei quadri si trovino in Israele, in Arabia Saudita, in Kuwait, in Libano o negli Stati Uniti mi fa pensare che il mio lavoro parli un linguaggio universale, che va oltre le differenze linguistiche e culturali.

Immagini: ©Paolo Quaresima

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