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February 1, 2017

Un ponte tra Tirolo, Alto Adige e Trentino fatto dei colori del ’900

Francesca Fattinger

Può l’arte unire territori così vicini, ma così intimamente diversi? È questa la speranza che emerge dalle parole del Presidente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento Bruno Dorigatti all’inaugurazione della mostra “Arte dopo il 1900. Kunst nach 1900” a Palazzo Trentini a Trento. Si tratta di una mostra che vuole offrire uno sguardo d’insieme sulle opere d’arte prodotte in un determinato momento storico, nel XX secolo, e in uno specifico territorio, l’area compresa tra Kufstein e Ala. In queste diverse espressioni artistiche, così peculiari e personali a seconda dell’artista, si trova un comune sentimento legato al territorio e al momento storico che rappresentano. È dalla somma delle differenze che si può trovare una vera unità, una somma che non le cancelli ma le integri fortemente. Questa sembra essere la direzione intrapresa dal mecenate, giurista e uomo di affari di Bolzano Josef Kreuzer che ha negli anni dato vita con passione e meticolosità a una collezione di opere dei più importanti artisti dell’arte del Novecento. Sono proprio alcune delle opere della sua collezione le protagoniste di questa mostra, in cui si possono ammirare tredici rappresentanti di tre epoche diverse per ciascuno dei tre territori interessati: un confronto e una conversazione tra assonanze stilistiche e debiti culturali che permette di comprendere meglio il presente, perché come scrive Josef Kreuzer, citato da Roberto Festi nel catalogo della mostra: “occuparsi di arte locale non significa guardarsi l’ombelico, ma piuttosto indagare su come le tendenze internazionali siano state recepite e sviluppate da artisti locali”.

2 - DETTAGLIO PRIMA SALATre sono i momenti attraverso cui si articola la mostra. Si parte dal periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento, epoca di resistenze e secessioni, in cui gli artisti tendono a ribellarsi allo storicisimo e agli insegnamenti accademici per trovare una propria strada personale tra pittura impressionista e decorativismo, come nel caso di Bartolomeo Bezzi, Luigi Bonazza e Carl Moser.  Si passa poi a una seconda fase, quella dell’Avanguardia, in cui a richiami diretti al Futurismo e al Cinetismo, come in Fortunato Depero ed Erika Giovanna Klien, si contrappongono esempi chiari di un’esigenza di un ritorno alla tradizione e a una concretezza oggettiva, come in Ernst Nepo. Le ultime opere esposte si collegano invece alle posizioni emergenti dal 1945 in poi e mostrano una varietà di stili e tendenze, tipiche di un periodo di grande libertà creativa: dal realismo esistenziale di Karl Plattner, alle opere informali di Prachensky o Max Weiler, fino alle opere astratte di Aldo Schmid o al grande realismo poetico delle montagne di Gotthard Bonell o delle nature morte di Gianluigi Rocca.

Una mostra questa che si pone come auspicio per la nascita di un futuro museo attorno a questa splendida collezione: un museo che possa parlare di questi territori e che permetta in modo didattico e chiaro di mostrare l’evoluzione dell’arte dall’inizio del Novecento fino ai nostri giorni, in un’oscillazione di tendenze ed estetiche differenti, espressioni legate al tempo, al territorio e alle loro intime esigenze.

Foto: Palazzo Trentini

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