Culture + Arts > Performing Arts

December 10, 2016

“Smith & Wesson”: l’inno alla vita firmato da Baricco

Claudia Gelati
Perché sì … una cascata, talvolta, può anche essere un punto di svolta, un nuovo inizio, con la benedizione degli amici.

Giovedì si va a teatro, punto. Non c’è festa dell’immacolata o spese natalizie che tengano. Ed io, puntuale come sempre, ho preso il mio franz taccuino, ho indossato sciarpa, cuffia e guanti per combattere il freddo bolzanino e sono partita alla volta di Piazza Verdi

Ieri (8/12) sera è andato in scena per la prima volta al TSB “Smith & Wesson” spettacolo teatrale firmato dalla penna vivace di Alessandro Baricco e con la regia di Gabriele Vacis, co-prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e dal Teatro Stabile di Torino. Il mio posto per la serata era una poltroncina in platea, a due passi dal palco. Le mie aspettative, confesso, erano molto alte. Molto alte perché io, Baricco l’ho amato dalla prima riga di 900. Forse un po’ come tutti. Abbiamo riso, abbiamo pianto, abbiamo sognato in grande con le note scritte di Danny Boodman T. D. Lemon Novecento.

Questa volta si tratta sempre di un’avventura ambientata nei primi del ‘900, ma questa volta il setting sono le maestose cascate del Niagara e i protagonisti sono Smith e Wesson, una sgangherata coppia di balordi involontari. Smith è un signor distinto dal lessico forbito ma che, talvolta, a causa della severa educazione ricevuta dal padre, s’infiamma. Wesson, d’altro canto, è un signorone lungo lungo in camicia a quadri e stivaloni in gomma, che non si capacità di come il suo distinto compagno si infiammi se viene contraddetto, e per questo scoppia a ridere, ogni volta.
Smith è uno strampalato inventore, che ora si dedicata alla meteorologia, con un metodo infallibile: parla con la gente e attraverso i loro ricordi, recupera il meteo nei decenni passati. E uno pensa: ma è impossibile che la gente si ricordi dal meteo di dieci anni prima. E invece no. Tendiamo a fissare i nostri giorni speciali, dettaglio per dettaglio.
Wesson fa il pescatore, come il padre. Pesca i cadaveri di tutti quei delusi dalla vita che decidono di buttarsi dalle maestose cascate, per farla finita. Anche suo padre faceva questo di mestiere, solo che lui era un eroe perché li recuperava vivi. Smith & Wesson - Gabriele Vacis Teatro Stabile

Si conoscono per caso e un po’ per noia: sono predestinati a fare coppia. Insomma Smith & Wesson, come la famosa marca di pistole. E quasi quasi, nemmeno loro riescono a credere a questa fortuita coincidenza. E allora provano con i nomi. Tom Smith e Jerry Wesson. Smith e Wesson. Tom e Jerry. Niente da fare. Quando si dice il destino …
Di li a poco i nostri uomini vengono aggrediti dall’energia della ventitreenne Rachel, un’aspirante scrittrice che lavora al San Fernando Chronicles, ma per il semplice fatto che è una donna, agli albori del grande secolo, nessuno la prende veramente in considerazione e le tocca fare da tappabuchi in una redazione maschilista. Rachel allora parte all’avventura e decide che se nessuno le vuole affidare una notizia, sarà lei stessa la notizia, gettandosi dai quei cinquanta metri di oblio tra USA e Canada in una botte di birra, per riemergere poi, pochi metri più giù, possibilmente indenne. E per questo ha bisogno del sostegno dei bizzarri protagonisti di questa storia. Ha bisogno di Smith, che dovrà sfidare le leggi della natura e creare un contenitore indistruttibile per questo volo nel nulla. Ha bisogno di Wesson, perché lui conosce il fiume “meglio delle sue mutande” ed è lui che la deve recuperare a valle.

Ascoltando Rachel, i due dapprima rimangono perplessi e sono consapevoli dei rischi di questa avventura. Ma poi, decidono di aiutare questa ragazza venuta da lontano per … Ecco, per esistere. Per trovare le sua identità. Ed è questa voglia di vita e di conferma che accumuna i tre protagonisti: in un modo di gente che sceglie le cascate come ultimo palcoscenico di una vita magra ed ingrata, loro decidono di lanciarsi per vivere, per riemergere più sicuri e forti, senza le paure e i fantasmi del passato. Non è che non abbiamo paura, questi tre folli … solo decidono di rischiare, di provarci davvero a vivere. E l’unica cosa che spaventa Rachel non è il volo nel nulla, ma quello che potrebbe perdersi, si non riuscisse a riemergere viva da quelle acque violente. “Dove finiranno tutti quei libri che non scriverò mai?” Una follia che indicata attaccamento alla vita e al vivere, anche nella sua semplicità, spasmodico, viscerale, irresistibile.
“Ballano al Great Falls, ballano per noi … al ritmo di questa follia.”
I tre pianificano il miracoloso lancio per giorni e giorni senza sosta e ci trascinano in questo turbinio di serrata pianificazione.

E poi, alla fine …
Ecco io potrei anche dirvi come finisce la storia. Ma vedete, non ci sarebbe gusto. È molto più bello comprare il biglietto o sfoderare il proprio abbonamento e sedersi sulle belle poltroncine rosse della Sala Grande e lasciarsi invadere dalla bellezza del teatro e della storia; avete tempo fino a Domenica. Lo faccio per voi … vedrete che non ve ne pentirete.
Una cosa che rende questo spettacolo emozionante, ironico e capace di fare riflettere sono i dialoghi e gli scambi di battute tra i personaggi. E poi c’è la scenografia, che gioca un ruolo fondamentale. Scarna ed essenziale; una semplice gabbia metallica che è prima il rifugio umido e maleodorante di Wesson e poi l’iconica botte di birra di Rachel. Una gabbia che vola e che inchioda i nostri occhi al palco. Luci e suoni che convergono e ci trasportano direttamente al centro della storia. Io di similitudini con quel capolavoro di “900” ne ho trovate moltissime, ecco perché ho amato questo spettacolo dall’inizio alla fine.
Perché a volte, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è credere in qualcosa, credere in un sogno e attaccarcisi prepotentemente con unghie e denti, per vivere autenticamente.
Perché, dopotutto “non sei fregato finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.

Foto: Teatro Stabile di Bolzano

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.