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June 10, 2016

Portobeseno: viaggio tra fonti storiche e sorgenti web

Claudia Gelati
Prendi un castello medievale, un festival con oltre dieci anni di esperienza e un tema attuale come gli Open Data. Condiscilo con installazioni artistiche, live performance e conferenze. Ecco Portobeseno, in programma dal 10 al 12 Giugno a Besenello (TN), presso Castel Beseno.

Cos’è Portobeseno? Possibile che esista un porto proprio qui a Besenello in provincia di Trento? Magari sull’Adige? Niente di tutto ciò. Portobeseno è un festival che, da oltre dieci anni, favorisce l’incontro tra realtà storica e nuove tecnologie, tra passato e presente. La location non potrebbe essere più azzeccata: Castel Beseno, la struttura fortificata più grande del Trentino Alto Adige, risalente al XII secolo, con oltre 800 anni di storia alle spalle. 

ll progetto culturale Portobeseno è nato nel 2004 e si occupa di archivi multimediali 2.0, progetti artistici e laboratori creativi riguardanti il territorio, il paesaggio e la memoria individuale e collettiva, ispirati da interviste narrative, ricerche etnografiche, laboratori didattici rivolti alle scuole, da riflessioni sulla memoria orale e sulla conoscenza concreta del territorio, dall’esplorazione dei paesaggi sonori, dalle loro possibili relazioni con il web attraverso lo sviluppo di cartografie virtuali, blog creativi, geoblog, progetti sociali per la Rete. I progetti confluiscono nel festival “Portobeseno, viaggio tra fonti storiche e sorgenti web” che produce spettacoli e installazioni multimediali originali e innovative. Ma non finisce qui: il festival propone anche riflessioni sui diritti d’autore, la condivisione creativa e sulla percezione del territorio tra reale e virtuale, dalla scoperta di un sentiero nei boschi alla navigazione virtuale offerta da Internet.

L’edizione 2016, in particolare, sarà dedicata ai beni digitali collettiva e agli Open data.  

Ma cosa sono questi Open Data che negli ultimi anni sembrano tanto di moda? Ebbene appartengono alla disciplina ben più ampia dell’open government, secondo la quale la pubblica amministrazione dovrebbe essere aperta ai cittadini, sia per un fattore di trasparenza ma anche per favorire la partecipazione diretta al processo decisionale. In pratica sono tutti i dati, che noi come cittadini possiamo consultare liberamente. 

In questi tre giorni di festival sono previsti  durante il giorno laboratori e conferenze sui topic del festival; mentre la sera si scalda con performance e live set che propongono l’interazione tra video e audio. Il tutto, tra le mura di un castello medievale che domina le vallate circostanti. 
La mattina di venerdì 10 è dedicata ai nuovi beni comuni digitali, come Wikipedia e OpenStreetMap, una sorta di enciclopedia per le mappe. Nel pomeriggio invece si parlerà  delle mappe come strumenti per costruire la memoria. La giornata di sabato 11 è tutta concentrata sul tema delle mappe come beni comuni digitali, mentre domenica 12 si parla degli usi civici: situazioni in cui un terreno è proprietà della collettività, un tema spesso trascurato ma molto importante. 

Sul sito e sulla pagina Facebook è possibile informarsi riguardo agli eventi proposti. 

Io, essendo appassionata di musica e arte, sono rimasta molto colpita da alcuni spettacoli ed installazioni proposte, che sembrano promettere bene. Alpsound live set con Mono Impala, che coniugherà i suoni ambientali del vasto archivio di materiali sonori locali di Alpsound e diversi generi musicali, trasformando la composizione elettroacustica in un’esperienza immersiva nel territorio. Mono Impala è un progetto firmato Dorian Krunovar, dj e produttore di musica elettronica bosniaco e Francesco Escher, musicista trentino che si è recentemente avvicinato alla musica elettronica grazie al suo partner musicale. 

Tra le molte installazioni troviamo, invece, “Piccole Dolomiti. Territorio e Narrazione”, realizzata da Diana Sbabo, partendo da un progetto di Tesi. Si tratta di una nuova forma di cartografia basata sul recupero della maglieria, un mestiere tipico delle Valli del Pasubio (VI), zona presa in esame. E’ stata realizzata una mappa di lana con un telaio rettilineo a mano, sulla quale è stato applicato il livello toponomastico in tessuto di cotone. La mappa artigianale è stata tradotta con il telaio Jacquard per ottenere una versione tascabile, economica e resistente all’umidità, a cui è stata allegata una guida cartacea illustrata. L’intero lavoro è stato risolto completamente all’interno di una rete di artigianato e industria locale.

Immagine: Open Data Portobeseno 2016 by Hyper!Ion

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