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May 4, 2016

Camilla de Concini racconta il suo “Che ti sia lieve la terra”

Mauro Sperandio
Venerdì 6 maggio, alle 18:30, alla Biblioteca della Donna di Bolzano, Camilla de Concini presenta il suo "Che ti sia lieve la terra". A lei abbiamo chiesto di raccontarci delle strade che l'hanno condotta alla scrittura.

Durante questa intervista  Camilla de Concini non ha cercato di “vendermi” il suo Che ti sia lieve la terra, ma ha voluto raccontarmi con entusiasmo il punto di vista di una esploratrice di mondo e di vita.  Dei suoi viaggi, dei suoi incontri, della sua curiosità e del suo entusiasmo ribolle il suo libro.

Parliamo del tuo libro, un libro di carta, in un magazine impalpabile, perchè on line. Cercando nel web informazioni su Che ti sia lieve la terra, non posso non notare come del tuo libro venga spesso sottolineato il fatto che l’amore di cui si tratta è un amore lesbico. Chi se ne frega, dico io potenziale lettore di una storia che ha come protagonisti degli esseri umani. Non trovi limitante che questo aspetto venga sottolineato?

Purtoppo quella italiana è una società in cui questo aspetto non è considerato trascurabile, come nel caso di una storia eterosessuale. Il fatto che due donne si amino non è ritenuta una cosa normale e banale come invece dovrebbe essere.

Di fronte ad un pubblico non avvezzo a queste tematiche, credi di aver dovuto affrontare una difficoltà ulteriore, oltre a quelle insite nella scrivere?

Nella scrittura di questo libro non ho colto l’aspetto problematico della vicenda, ma ho visto tutto come un’immensa occasione. Senza che mi riconosca nessun merito, credo di aver colto l’opportunità di presentare ad un pubblico vergine un argomento che risulta spesso incredibilmente nuovo, esotico. La comunità LGBT – come banalmente l’universo femminile con i limiti alla parità che ancora sussistono – è di fatto un nicchia, questa condizione di orginalità mi ha posto una sfida avvincente. La bambina che ho scelto come protagonista incarna proprio questo aspetto: il suo è uno sguardo neutro, privo di pregiudizi, come quello di molti lettori.

camilla de concini

Il pregiudizio: almeno per una questione etimologica, questa parolaccia dovrebbe essere caratterizzata da una certa instabilità; pare tuttavia che i pregiudizi siano strutture piuttosto solide…

 Molti sembrano terrorizzati dal fatto che espandere certi diritti ad altri possa possa procurare loro un qualche danno; questo succede anche con i migranti. Nella nostra società i media trattano questo tipo di tematiche in maniera da instillare e governare queste paure, spingendo la gente – che spesso non ha una conoscenza diretta della realtà – alla chiusura e all’ostilità.

Il libro narra un intreccio di vite tra donne di provenienza diversa, evenienza questa molto vicina alla realtà. Gli sconvolgimenti geopolitici, con cui ci confrontiamo ogni giorno, stanno ridisegnando il concetto di confine e popolazione. Come credi dovremo disporci a considerare la distanza tra le persone?

Un buon presupposto di base dovrebbe essere il fatto che non c’è nessun merito e non deve esserci nessun diritto conseguente al fatto di essere stati generati in territorio italiano, piuttosto che in qualsiasi altro posto del mondo. Quando saremo convinti di questo, risulterà del tutto insensato rivendicare il proprio diritto ad una serie di servizi e spazi spettanti per un diritto di nascita e prenderà legittimazione un diritto globale di essere umano. Quando questo sarà normale, l’incontro con l’altro avverrà in maniera più spontanea e libera.

camilla de concini

“Che ti sia lieve la terra”,  qual è la genesi di questo titolo?

La prima volta che ho sentito questa frase, mi ha stupito sentirmi dire che si trattava di un epitaffio. A me sembrava una frase estremamente vitale e legata al fatto che uno potesse vivere il suo passaggio sulla terra in maniera leggera, non la ricollegavo a ciò che può succedere dopo la morte. Da questo mio stupore nasce il titolo del mio libro. Voglio pensare a questa frase come ad un augurio per una vita leggera e luminosa e ad un auspicio per un passaggio alla morte non fosco, in cui la terra non pesi.

Se si potesse fare una magia, da quale delle protagoniste del tuo libro ti faresti accompagnare alla presentazione che terrai alla Biblioteca della Donna?

È una domanda difficilissima, le porterei tutte. Durante la scrittura di questo libro ho metaforicamente incontrato i protagonisti e sviluppato con loro un’amicizia, un po’ come avviene con gli amici immaginari dei bambini. Mi sono trovata per mesi a dialogare con queste figure, immaginando cosa pensassero e facessero, dando loro voce e sentimento. Se dovessi proprio sceglierne uno, sceglierei Olivia, la bambina, il personaggio che per prima mi si è manifestata e da cui tutto ha avuto origine. 

Classificare gli esseri umani è un’operazione pericolosa, che può andare a detrimento della loro conoscenza e credo che anche per i libri il rischio sia lo stesso. Ti chiedo tuttavia: come classificheresti il tuo libro?

[ride] Lo classificherei semplicemente come un romanzo. Le tematiche e i caratteri presenti nel libro sono molti e sfaccettati, penso al tema del lesbismo di varie delle protagoniste, a quello della morte e a quello del viaggio e della scoperta del mondo e di se stessi. Anche il tema della famiglia e dei rapporti famigliari è un argomento molto presente, così come quello della guerra e della migrazione. È un libro di viaggio, è un libro LGBT, è un libro al femminile, ma anche molto altro.

camilla de concini

Hai voluto scrivere una storia al femminile, oppure hai voluto raccontare una storia che il destino ha portato ad essere femminile?

Nello scrivere si parte sempre da quelli che sono i propri desideri, le proprie istanze e le propria urgenza di raccontare. Sicuramente ha influito il fatto che io sia una donna che riconosce come la letteratura non abbia per secoli concesso spazio alla voce femminile. Ho voluto poi parlare del pregiudizio che noi occidentali abbiamo nei confronti del mondo orientale e musulmano e, in special modo, della condizione delle donne di quei paesi. La mia esperienza in Libano e Siria ha fatto cadere questi pregiudizi, che io stessa serbavo. Ho scoperto in quei paesi donne forti e attive nella società civile; attraverso i personaggi che animano il mio libro racconto di questa piacevole smentita. 

Foto: Camilla de Concini

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