Music

March 21, 2016

Drahthaus: elettroacustico d’arte varia

Mauro Sperandio

Strumenti musicali suonati “secondo o contro natura”, oggetti non musicali che diventano strumenti sonori. Forme d’onda addomesticate e padroneggiate, lontane dal soffocare l’umanità del processo creativo. Una visione musicale completa, ma in continuo ampliamento. La parola ai Drahthaus.

Appendice 16.8.2016: Drahthaus @ TEDxDornbirn: An auditive LAN-Party:

Chi sono i Drahthaus e da dove vengono?

Drahthaus è un gruppo, o meglio, un progetto musicale a 8 mani, composto dai due altoatesini Simon Öggl e Hans Zoderer e dai due viennesi Valentin Martins e Ludwig Ascher. Tutti e quattro vivono e lavorano a Vienna. Inoltre, attorno alla formazione gravita un gruppo di circa 10 collaboratori che si occupano di visual art, design, management. Insomma, Drahthaus è un bel collettivo di gente.

Chi vogliono diventare i Drahthaus e dove vogliono arrivare?

Il nostro obiettivo è quello di arrivare ad offrire al pubblico una vera e propria opera d’arte completa, unendo musica, performance  e arti visive.  Al momento stiamo investendo molto tempo nella realizzazione di un progetto che vede coinvolti noi come musicisti, alcuni visual artists e altri artisti.

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Quali sono le vostre influenze in campo musicale e non? Cosa ispira il vostro processo creativo?

Musicalmente abbiamo tutti background molto diversi che spaziano dal jazz alla techno, passando per  drum and bass, psychedelic, fino alla composizione avanguardistica.  
Creiamo musica prendendo ispirazione dal nostro passato, ma senza vincolarla ad esso ed a nessun genere specifico. Cerchiamo di creare una musica che sia diretta ed intuitiva . Musicalmente ci lasciamo ispirare da tutto quello che ci passa per le orecchie. Tutto ci ispira, ma tutto viene rielaborato e filtrato.
Essendo il nostro un team molto grande, il processo creativo vanta più ispirazioni e competenze. Generalmente parte tutto da lunghe jam session che in un secondo momento rielaboriamo, scartiamo, affiniamo, ognuno secondo le proprie competenze.

I vostri set prevedono l’uso di strumenti musicali elettronici ed acustici. Quali caratteristiche e quali limiti riconoscete alle due categorie?

Sin dall’ inizio del progetto è stato abbiamo avuto chiaro che non era necessario differenziare tra strumenti elettronici ed acustici, ma bensì trovare la combinazione giusta tra le due famiglie. Così facendo,il range di possibilità che si hanno è illimitato: questa ricchezza è la base del nostro processo creativo. Uno strumento può essere suonato nel modo convenzionale e si può prestare ad usi non convenzionali; gli oggetti di uso quotidiano – che convenzionalmente non si suonano – possono essere usati a loro volta come strumenti musicali.
I limiti che troviamo sono legati più a fattori logistici e tecnici, il trasportare e il montare tutti gli strumenti per una performance live richiede un bel po’ di spazio e tempo. Dal punto di vista tecnico, pur suonando strumentazione comune ed economica, sentiamo la necessità di investire altro tempo, oltre che soldi. Stiamo lavorando duro per arrivare ad una stabilità anche sotto questo aspetto.

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Che importanza riveste per voi l’aspetto scenico?

Dal momento che il nostro concetto di performance live è quello di trasportare sul palco l’arte, l’aspetto scenico riveste sicuramente una parte importantissima. Se pensiamo alla musica elettronica, generalmente essa è conosciuta come prodotto già confezionato e finito. Facendo noi tutto dal vivo abbiamo la necessità di portarci dietro un intero studio, questo perchè durante il processo compositivo facciamo molto uso di attrezzatura tecnica . Diamo molto valore al processo creativo e compositivo e non vogliamo che nelle nostre performance live si perda questa ricerca. Non vogliamo che la nostra musica si riduca ad un prodotto già finito, magari confezionato e impachettato in una traccia mp3. Dal vivo vogliamo semplicemente essere noi stessi. Nell’ottica di offrire molto più che sola musica, stiamo collaborando con artisti che si occupano di Visual Art, in modo da offrire al pubblico uno show molto più coinvolgente e completo.

Quali progetti avete per il futuro?

Iniziamo con quello più lontano: Nel febbraio 2017 inizierà un tour che non ci vedrà nelle discoteche e neppure nei festival, ma in sale di teatro. Stiamo pianificando una composizione audiovisuale di circa 90 minuti. Il tour partirà in Alto Adige e prevederà vari appuntamenti in Austria. In vista dell’estate stiamo completando il nostro primo album dal titolo “Key” e possiamo anticiparvi che in autunno uscirà un nuovo video, nel frattempo suoniamo live.

Foto: Fabian Wallnöfer

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