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March 17, 2016

Nani da giardino. Tra kitsch e cult alla Floricultura Schullian

Mauro Sperandio
Il 18 marzo, alle ore 18, alla Floricultura Schullian di Bolzano, si inaugura Nani da giardino. Tra kitsch e cult. Ce ne parla - brevemente - il curatore Paul Thuile.

La crisi dei valori, la caduta delle ideologie, la mancanza di maestri, l’incertezza delle stagioni e l’instabilità dei mercati finanziari: è innegabile  quanto i nostri tempi siano privi di punti di riferimento e rassicuranti certezze.

In questo mare in tempesta che è la vita ai nostri tempi, dei piccoli simulacri di saggezza, spensieratezza, felicità e operosità si levano (circa una cinquantina di centimetri): i nani da giardino.

Piccole facce buone, paffute guanciotte, barbe candide ed espressioni mansuete caratterizzano l’iconografia di quegli abitanti che rendono meno soli i fiori nei nostri giardini, meno monotone le traiettorie dei nostri tagliaerba, meno uggiose le nostre giornate.

Ai nani da giardino la Floricultura Schullian di Bolzano dedica:
Nani da giardino. Tra kitsch e cult

Alla vigilia dell’inaugurazione incontro Paul Thuile, curatore della mostra.

I nani da giardino come nuove divinità di boschi e giardini: una risposta al diffuso bisogno di spiritualità?

Non credo che attorno ai nani si sia creata una nuova spiritualità. Credo piuttosto che in nani rappresentino i nostri desideri più profondi. Al giorno d’oggi tutti vogliono essere cool, ma in fondo al nostro cuore c’è un piccolo spazio per la nostalgia di una Heimat, di un posto sicuro e romantico. I nani incarnano questo desiderio e lo appagano. Pensa all’aspetto di queste figure: sorridono sempre e lavorano sempre. Con le loro attività di giardiniere, pescatore, fumatore di pipa, giocatore di carte ispirano relax e non si mostrano mai stressati. Non ci sono businessman tra i nani.

Da statuette kitsch criticate e vilipese, snobbate dagli intellettuali ad oggetti di culto. Hanno i nani un valore estetico assoluto? Incarnano un nuovo ideale di bellezza?

Quando sono comparsi sul mercato, i nani da giardino sono stati subito associati alla parola kitsch. Un termine che originariamente è stato utilizzato per descrivere cose di cattivo gusto ed anche rappresentative di una verità falsa, come quella idilliaca che i nani incarnano.
Col tempo però – come per molti altri fenomeni – il kitsch è diventato cult. La riabilitazione dei nani li ha visti addirittura comparire in lavori provocatori di artisti e design come Jeff Koons e Philippe Starck.

Cosa ti ha fatto scoprire la preparazione di questa mostra?

Martina Schullian mi ha proposto questo tema ed io, nell’allestimento della mostra, ho cercato di mettere i nani a loro agio. La mia risposta di curatore è stata anch’essa un po’ kitsch; alla “falsità” dei nani ho risposto creando un mondo falso. Mi sono servito di prati sintetici e montagne di polistirolo per creare uno meraviglioso mondo che non esiste.
Documentandomi in vista della mostra, ho scoperto che i primi nani da giardino in terracotta sono stati realizzati centotrenta anni fa da artigiani tedeschi, della Turingia più precisamente. Negli anni ’60 sono comparsi i primi esemplari in plastica, considerati da i veri “nanisti” o “nanologi” privi di anima, a differenza di quelli di terracotta.
Curiose sono poi le vicende a cavallo tra serio e faceto, che vedono oppositori, protettori e “liberatori” dei nani da giardino fronteggiarsi anche nei tribunali ed impegnarsi in operazioni di “salvataggio” e “liberazione”.

Da ormai conoscitore del mondo dei nani ti chiedo se ce n’è uno che trova le tue simpatie.

Ho disegnato per l’occasione il nano Bolzanino. Il grembiule blu con la stella alpina, il Sarner (la tipica giacca di lana) caratterizzano il suo abbigliamento. Non posso che sentirmi legato a questo nano in versione locale.

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