Culture + Arts > Cinema

February 18, 2016

Generazione Kplus. Un giovane critico alla Berlinale 2016 #02

Alessandro Finetto
Alessandro è il più giovane redattore di franzmagazine. Ha 12 anni, e già si cimenta per noi nella critica cinematografica, come inviato speciale – insieme alla mamma Cristina Vezzaro – dalla Berlinale 2016. Eccovi il suo secondo racconto da Berlino.

Born To Dance è il terzo film del neozelandese Tammy Davis, con una grande pellicola di esordio alla serata d’apertura che, a mio giudizio potrebbe vincere la sezione Generation 14 della Berlinale.
Tu (Tia-Tahaora Maipi) è un ragazzo neozelandese, ballerino e appassionato di hip-hop, con un sogno: diventare un ballerino professionista. Abita con suo padre vicino ad Auckland, in Nuova Zelanda. La sua famiglia ha una lunga tradizione di militari a cui è predestinato a partecipare. Tu ha un gruppo di ballerini con il quale si allena e partecipa ad alcune gare, ma per fare il salto di qualità ha bisogno di ballare con dei professionisti. Viene chiamato nella K-crew, i campioni del mondo di hip-hop, per sei mesi di valutazione. Alla fine, dopo molte illusioni, viene scartato insieme ad altri ballerini. Insieme a loro e al suo vecchio gruppo forma una nuova compagnia con cui partecipa alla Coppa del  mondo di hip-hop.
Questo è un film con un intreccio molto chiaro e potente, in quanto parla di una grande passione, coronato da un grande lavoro da parte degli attori. Mi è piaciuto molto il modo in cui è rappresentata la determinazione del protagonista, e da come l’attore la interpreta, pronto a tutto per inseguire il suo sogno.Rara è invece un film della cilena Pepa San Martín.
Sara (Julia Lübbert) è una ragazzina cilena che ha i genitori separati: il padre vive con la sua nuova moglie, la madre invece vive con la sua amante. Come succede di solito dopo una separazione, i figli stanno un po’ da uno e un po’ dall’altra, e i genitori litigano molto. Non è mai facile per i bambini affrontare questa realtà, e non è facile descriverla così bene da fare sentire agli spettatori quella sensazione, come è successo durante questo film grazie all’interpretazione degli attori e alla realtà dei dialoghi, fatti molto bene. Un’altra cosa che mi ha colpito positivamente è stato il modo in cui la camera si muoveva e come metteva a fuoco, in modo da sentirsi lì, proprio accanto ai personaggi. Questo ha sicuramente reso il film molto interessante dal punto di vista tecnico, oltre che da quello narrativo.

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Related Articles