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December 24, 2015

Di come Babbo Natale si sacrificò per il disgelo del sentimento

Mauro Sperandio
Un racconto natalizio dall'esito apparentemente tragico, un finale in cui tutti piangono e il defunto trionfa...

Chissà come la vedono gli Australiani, ma per noi che stiamo nell’emisfero di sopra il Natale deve essere freddo e possbilmente coperto di neve. Le temperature miti inducono la vasocostrizione, che è raccoglimento interiore; la “posizione dell’infreddolito” prevede le braccia conserte ed un certo tremolio, un abbraccio solitario che si fa accenno di danza; i ritrovi di più persone saranno tanto più piacevolemente al riparo e accorati, quanto più farà freddo all’aperto.
Quell’anno le temperature erano insolitamente miti, dove ci si attendeva la neve c’erano prati bruciati dall’arsura, il cielo era terso, di tanto in tanto qualche graticolato candido ne rompeva la monotonia.

La notte di Natale arrivò come ogni anno animandosi per alcuni di fervido sentimento per il Gesù Bambino, per altri di curiosa attesa nei confronti dei doni che lo scambio tra amici e la generosità di Babbo Natale avrebbero portato.
Questo 25 dicembre sarebbe stato archiviato come un felice rinnovarsi di una consolidata tradizione, se non fosse stato per un increscioso incidente. Poco dopo la mezzanotte, nella città di Bolzano, Babbo Natale era rimasto incastrato a testa in giù in un grosso camino di via dei Portici. Il canuto e paffuto signore doveva aver sottovalutato le dimensioni del suo grosso ventre e, dopo aver aver infilato testa e spalle, si era trovato bloccato a metà torace.

Al momento del fattaccio le vie di Bolzano erano insolitamente popolate: chi tornava dalla messa, chi passeggiava “laicamente” e chi aveva approfittato delle temperature non rigide per scambiarsi gli auguri in strada. Molti si soffermarono a guardare questi stivali neri che si dimenavano fuori da un camino.

<<Che scherzo di cattivo gusto!>> disse una signora. <<Non credo sia uno scherzo>> replicò il marito <<chi avrebbe potuto portare una slitta con un tiro di otto renne?>> <<Se nei prossimi giorni la Dolomiten ne parlerà, vorrà dire che si tratta di una cosa seria e non di una burla.>>

Pochi metri più in là, due signori grassocci dai volti glabri e rubizzi -quasi suini- osservavano come il tetto teneva perfettamente il peso di otto renne più la slitta: <<Saran ben duecento chili a bestia, più la slitta altri trecento! Siamo quasi a due tonnellate, guarda come tien bene il coperto!>>

Tutti guardavano con interesse, moltissimi fotografavano e alcuni facevano la radiocronaca al telefono cellulare. Arrivarono i vigili urbani ed i carabinieri, i primi invitavano i curiosi a spostarsi da sotto il camino, i secondi non rispondevano, ma facevano tutti il curioso gesto di chi spezza una grande pagnotta o soppesa un grosso pesce, come a dire: <<Non possiamo dire nulla>>.

Dopo una mezzora le gambe di Babbo Natale smisero di muoversi e le renne chinarono la testa.

Tutti i convenuti si zittirono. Gli uomini si portarono la mano alla bocca. Le donne impugnarono con più sicurezza le loro borse.

Una bambina con delle cuffie paraorecchie color prugna cominciò a singhiozzare.
Il pianto si diffuse e coinvolse rapidamente tutti quelli che si trovavano nella via.

Per l’occasione era giunta una troupe televisiva che stava raccogliendo le dichiarazioni di un elegante personaggio. Il cameramen rimase basito quando, attraverso il mirino, vide l’intervistato pronunciare le seguenti parole: <<La partecipazione e l’entusiasmo di quanti sono qui questa sera, non può che essere la conferma di un grande inizio per questa stagione turistica>> seguito da un lamento, quasi un ululato, soffocato a malapena.

A guardare bene, le gambe di Babbo Natale sembravano una “V” di vittoria.

 

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