Culture + Arts > Cinema

November 25, 2015

33° Torino Film Festival – Altri film in concorso

Cristina Vezzaro
I tre film che il 33° Torino Film Festival propone oggi raccontano storie di giovani adolescenti, persone all’inizio dell’età adulta alle prese con problemi diversi.

Nel cinese A Simple Goodbye, di Degena Yun, Shanshan è una giovane ragazza cinese che rientra a Pechino da Londra, dove studia, per la malattia terminale del padre. I genitori sono separati, ma per affrontare la situazione tornano sotto uno stesso tetto e seguono, con la vicinanza anche della sorella e madre del malato e dei suoi amici, l’ultimo periodo di vita dell’uomo. Tra rapporti rarefatti – con familiari che a malapena si guardano e si parlano, se non per urlarsi, antichi dissapori frenesia della vita moderna – ciascuno di loro si prepara, poco a poco, all’inevitabile. La figlia arriva a parlare con i genitori e a rinfacciare loro di averla allontanata da casa mandandola a studiare in Inghilterra senza che ne avesse voglia. Il padre, apparentemente un orso egoista, mostra invece di tenerci alla famiglia e di avere un pensiero per ciò che rimarrà una volta che lui se ne sarà andato. Ed è solo dopo la sua morte, quando la giovane donna oramai ha un figlio e una vita sentimentale serena dopo la burrasca della prima giovinezza, che ne comprende appieno i sentimenti, tanto da volerli raccontare in questo film. Buona la recitazione, convincente la trama – con l’interpretazione del protagonista maschile da parte di Tu Men, che molti riconosceranno come il Gengis Khan filmato negli anni Novanta – Degena Yun è riuscita a dare un ritratto molto convincente della nuova borghesia cinese.

 Di tutt’altra pasta il portoghese John From, di João Nicola, la storia di Rita (Júlia Palha) e della sua lunghissima e calda estate dei quindici anni passata tra canzoni, oracoli, amica del cuore e un’infatuazione per un fotografo quarantenne che la trascinerà in un mondo parallelo – quello della mostra sulla Melanesia da lui curata – in cui immaginarsi, con i personaggi che occupano la quotidianità, tutto ciò che il quotidiano non offre. Storia forse un po’ debole, ma di efficace regia e fotografia.

 Infine il riuscitissimo Keeper, del belga Guillaume Senez, la storia di Mélanie (Galatea Bellugi) e Maxime (Kacey Mottet Klein) due quindicenni innamorati che scoprono di aspettare un bambino. È nella scelta di fondo se tenerlo o meno che si consumano i vissuti personali e familiari di due ragazzi che si affacciano alla vita. Alle fantasie e ai desideri dei normali adolescenti rispetto al futuro che li attende subentra ben presto la realtà, più dura e penalizzante del previsto. Realistico e credibile, tra le esitazioni, gli entusiasmi, le paure, le delusioni, la grandissima forza di questo film sta nella recitazione del suo giovane protagonista, un Kacey Mottet Klein in stato di grazia che riunisce in sé l’intensità del connazionale Benoît Poelvoorde e una fisicità prorompente. Un attore che ha davanti a sé una lunga carriera.

Come in Purity di Jonathan Franzen, dove i messaggi dell’iPhone entrano di diritto nella narrazione nella forma grafica tipica dei messaggi dell’iPhone, anche in A Simple Goodbye e Keeper, ormai, la messaggistica (sms, whatsapp ecc.) diventa una voce narrante a sé, presenza ingombrante sullo schermo come nella vita.

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.