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July 17, 2015

“La donna è danza”. Belaza, Donne Nissà e la danza come strumento di integrazione

Anna Quinz

Una delle cose belle (tra le tante) di Bolzano Danza negli ultimi anni di illuminata direzione artistica di Emanuele Masi è stata la capacità del festival di essere molto più di un festival. Sì alle serate di spettacolo a teatro,, sì alle grandi compagni e alle prime mondiali dei coreografi più interessanti dello scenario della danza. Ma non solo. Bolzano Danza è entrata nella città, l’ha permeata, invasa (pacificamente), si è infilata nelle sue vene e sotto pelle, per diventare organismo cittadino, urbano, sociale, che si muove (e danza) insieme alla città e alla cittadinanza tutta. Lo ha fatto portando i coreografi nelle case di riposo, le performance nelle piazza, andando a mettere la danza perfino al Lido.
In questa edizione 2015, tutta dedicata al pensiero e alla riflessione sul tema del genere – maschile/femminile – dentro la danza, fuori nel mondo, Bolzano Danza si pone in dialogo con un gruppo di donne, immigrate, residenti in Alto Adige, che fanno parte dell’associazione Donne Nissà (traduzione in arabo della parola “donna”).

Donne Nissà  è nata nel 1995, dalla volontà di un gruppo di donne italiane di creare una rete d’accoglienza e ritrovo per le numerose donne straniere residenti qui. L’associazione, composta da donne di diverse culture, ha l’obiettivo di favorire l’inserimento socio-lavorativo delle immigrate e di aiutare non solo loro ma anche le loro famiglie e i loro figli. L’approccio di Donne Nissà non è di tipo assistenziale. Cerca infatti di creare dei percorsi di crescita autonomi e di favorire l’aiuto reciproco, attraverso la rete di volontariato ma anche grazie ai servizi stabili e offerte specifiche che variano in base ai bisogni degli utenti.

Alcuni esempi, che possono apparire banali, si sono rivelati di estremo aiuto per queste donne come il corso per imparare ad andare in bici o il progetto “dall’orto alla società”, in cui si insegna la lingua italiana alle donne straniere.
“Ma la cosa che ci premeva – racconta Leila Grasselli, una delle anime dell’associazione – era inserire queste donne all’interno della società non solo insegnando la lingua e spiegando i servizi che offre la nostra città, ma fare un passo successivo, dopo le questioni pratiche pensare a quelle più ludiche e alla cultura in generale per integrarle completamente”.

In quest’ottica e prospettiva, si inserisce la collaborazione con Bolzano Danza. Domani e domenica, un gruppo di 15 donne straniere, curiose ed entusiaste, parteciperanno a un workshop di danza tenuto da Dalila Nacera, danzatrice franco-algerica e sorella di Nacera, coreografa che vedremo “all’opera” lunedì 20 luglio, al Teatro Comunale, dove andrà in scena lo spettacolo “Le Cri + La Traversée” da lei coreografato.

“Questo progetto era perfetto per noi – continua Leila – perché nonostante Bolzano Danza sia oramai un evento atteso e importante, è come se una parte della società non sapesse nemmeno dell’esistenza di queste eventi culturali”.

E così, Bolzano Danza torna a permeare la sua città, a incontrare persone e storie molto diverse da quelle che si svolgono sotto i riflettori del palcoscenico. Facendosi tramite tra il linguaggio della danza e processi preziosi di integrazione.
due delle donne che parteciperanno al workshop – Sanae El Jaouhari che arriva dal Marocco e Anuka Hossain dal Bangladesh ci hanno parlato delle loro aspettative, del loro personale rapporto con la danza, certamente diverso da quello che possiamo avere noi. Un prezioso viaggio nelle fedi e nelle culture, attraverso il corpo, straordinaria macchina che ci rende tutti inesorabilmente e inevitabilmente, uguali e diversi nelle nostre individualità. 

Buongiorno Sanae e Anuka, grazie di aver voluto chiacchierare con noi. Partiamo dall’inizio. Avete mai partecipato a progetti simili, legati al corpo e alla danza?

Anuka: Legati alla danza no, legati ai movimenti del corpo invece sì. Un paio di anni fa ho fatto arti marziali. Inoltre mi sono interessata a un corso che propone Donne Nissà di danza del ventre, purtroppo non sono riuscita a partecipare quest’anno ma spero di iniziare in autunno.

Sanae: No, è la prima volta e sono molto curiosa.

Cosa pensate di ricevere, cosa vi aspettate da questo workshop?

Sanae: Spero di ricevere nuovi strumenti per conoscere il mio corpo.

Anuka: Credo sarà un’esperienza divertente, anche per conoscere in modo diverso i movimenti e le possibilità del corpo.

In generale, vi interessa la danza?

Anuka: Non ho mai danzato, non sono capace, non so proprio ballare. Ma mi interessa davvero. Nel sud dell’India, da dove vengo, ci sono diversi tipi di danza e anche diversi modi di ballare, però non ho avuto occasione di imparare e spero che questa sia una buona occasione per mettermi in gioco.

Sanae: Noi donne non possiamo danzare senza controllo dove vogliamo, ma in luoghi specifici, come i matrimoni dove spesso ci si ritrova a ballare. Resta però il fatto che non possiamo ballare davanti agli uomini. È una sorta di muro, che ormai non è nemmeno più un muro per me, è un’abitudine. Soprattutto da quando sono sposata, essendo la donna di mio marito non posso proprio ballare davanti agli altri ma solo davanti a lui. Però ci sono donne che danzano senza problemi con altri uomini, ma magari sono meno religiose. Io non ballo alle feste è vero, però ballo in casa, anche solo entrando in cucina.

Come è vissuta la danza nella vostra cultura?

Sanae: Non si può fare la ballerina come professione. In prevalenza si balla ai matrimoni o altre grandi feste simili, in alcuni casi uomini e donne ballano assieme, ma spesso si è anche separati e si balla divisi. Non cambierebbe, nel mio approccio, essere qui o nel mio paese, non mi sento legata, sono libera di ballare qui e lì. Resto molto religiosa e quindi legata a quello che la mia religione mi dice. Se ci fossero degli uomini al workshop non ballerei.

Anuka: La religione dice che non possiamo ballare davanti agli uomini, ma la nostra cultura è comunque sviluppata. Anche nel mio caso spesso uomini e donne anche ai matrimoni sono separati.

Danza e corpo sono universi inscindibili, che rapporto avete con il vostro corpo, e di conseguenza con il vostro corpo danzante? 

Sanae: È una cosa naturale danzare, il bambino piccolo senza aver imparato, quando sente la musica balla. È una cosa innata nelle persone. Inoltre il ballo mi ha aiutato a rilassarmi e mandare via la rabbia, qualche tempo fa mi arrabbiavo molto più spesso e ballare scacciava via la mia rabbia.

Anuka: È una cosa spontanea, avere voglia di ballare. Ma non ho mai studiato danza.

Che rapporto c’è, per voi, tra danza e femminilità? 

Sanae: Le donne danzano normalmente, come già detto quando entro in cucina ballo, ma senza pensarci lo faccio e basta. E poi la donna balla sempre anche quando cammina sulla strada. La donna è danza.

Anuka: La danza, secondo me, è una cosa da femmine, non è che gli uomini non possano ballare ma è femminile. Andrei a vedere anche uno spettacolo di danzatori maschi, ma rimane per me un’attività legata al mondo femminile.

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