Music

September 10, 2014

AdAM: un nuovo progetto musicale, nato per salire sui palchi

David Klotz
Il gruppo Eugènie dopo più di dieci anni di attività, si è sciolto. Ma dalle sue stesse ceneri è risorto, con il nuovo progetto AdAM. Nell'intervista a franz, ci parlano della loro musica, della loro passione e della scena musicale in Alto Adige.

L’ultimo concerto degli EUGèNIE, una delle band altoatesine più note e iconiche, è stato dedicato al loro percorso musicale e al loro primo disco. Un addio, insomma.
Ma come spesso succede nella vita, se si chiude una porta, se ne apre subito un’altra. E così, mentre qualche fan asciuga ancora le lacrime, alcuni membri degli EUGèNIE muovono già i primi passi con un nuovo progetto: AdAM. Attualmente la  componente femminile del gruppo è ancora segreta (come si intuisce dalla foto), ma il primo concerto forse è già vicino e il sipario sulla misteriosa identità, presto calerà. Nel frattempo Davide Ferrazzi, storico membro degli EUGèNIE,  ci ha raccontato qualcosa di questo nuovo progetto. 

Dopo 14 anni il vostro percorso con gli EUGèNIE è giunto alla fine. Perché avete deciso di sciogliervi?
Semplicemente era finito il percorso della band, non c’erano più stimoli tangibili per dare una svolta decisa al genere proposto. E la cosa più naturale è stata sciogliersi. Da qui è nata la necessità di dare vita ad AdAM.

Che cosa significa AdAM?
Come tutto il progetto anche il nome è nato da un’intuizione, da una visione. Come se già esistesse, AdAM, aspettava solo di prendere forme, corpi, colori, suoni. La natura di AdAM si è svelata dopo qualche settimana, dopo la stesura dei primi pezzi e dei testi. AdAM, in continua evoluzione, è attualmente un demiurgo. Dalle sue “costole rotte” (che sarà anche il nome del nostro disco d’esordio), AdAM da’ vita alla storia di sopravvissuti e in particolare di giovani donne, donne spezzate, donne rotte, donne capaci con dignità di raccontare con semplici parole le loro diverse traiettorie, di mostrarne i  lati più oscuri ma anche la loro coinvolgente voglia di trasformarle in una danza liberatrice.

Chi fa parte di AdAM?
AdAM è l’intreccio indissolubile di tre cervelli, è come se testi, musiche, voci non fossero opera del singolo componente ma una creazione collettiva, la presenza, l’energia degli altri componenti crea lo spazio adatto, il flusso creativo del singolo. AdAM è: Dade, Zelda e Doktor Love.

Che tipo di musica suona AdAM?
[Ha ha, risate]  AdAM suona Tekno Naif, AdAM ha la presunzione di aver inventato un nuovo genere. AdAM risorge dalla morte del Rock, propone musica, da saltare, da ballare. Un mix non accademico, appunto naif, di punk, rock, tekno, pop.

Cosa cercate di trasmettere con la vostra musica?
Energia buona innanzitutto e, con i testi, vestiti da musiche decise e contemporaneamente dolci, cerchiamo di sfiorare le anime. Cerchiamo di sottolineare le traiettorie“diverse” di vita facendole risaltare per darle cittadinanza, per risvegliarle in ognuno di noi! Testi più profondi sono accompagnati da altri più ironici che descrivono a nostro modo, noi stessi e altre realtà. Predomina appunto la voglia di far festa, di saltare e ballare fuori dal gregge.

Chi influenza chi? Voi la vostra musica o viceversa?
In quanto naif non ci sentiamo derivativi o almeno non ne siamo consapevoli, costruiamo a getto, figli comunque degli anni ottanta, di Seattle, dei nostri percorsi musicali e figli delle notti ai Rave Party. Cerchiamo di riproporre quell’energia vissuta sudati sotto i palchi Grunge o vibranti Sottocassa.

Esiste la possibilità di vedervi sul palco prossimamente?
AdAM nasce per salire sui palchi, AdAM vuole riproporre l’esperienza dei dj set di musica elettronica, uno scorrere senza soluzione di continuità di cassa dritta, chitarre, voci, suoni. AdAM vuole ballare e far ballare, non vediamo l’ora… e presto lo farà.

Siete musicisti con un lungo percorso alle spalle… Come è cambiata – secondo voi – la nostra regione dal vostro primo concerto fino ad oggi?
Al giorno d’oggi sembra non ci siano più luoghi dove poter suonare, eccetto qualche piccola isola felice come il Pippo.stage, il Sudwerk, la Halle 28 a Bolzano e qualche centro giovanile in giro per la provincia. E le band hanno difficoltà a crescere perché alla fine non riescono a crearsi un’esperienza sui palchi, che è fondamentale per evolvere.

Cosa dovrebbe cambiare, dunque, in ambito musicale in Alto Adige?
Ci vorrebbe un luogo dove potersi incontrare tra musicisti e artisti in genere, dove potersi confrontare, stimolare e crescere. La proposta che fu fatta dall’associazione 4/4, di cui faceva parte anche Davide, era nata proprio a trovare questo spazio dopo la chiusura del Kubo. Il sindaco di Bolzano Spagnolli in fase di elezioni comunali, aveva appoggiato l’iniziativa, ma poi non se ne fece più nulla per motivi di sicurezza (a loro dire!).
Bolzano merita un centro culturale dove poter fare concerti e altre manifestazioni!

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