Music

July 28, 2014

James Taylor Tribute Band @ MusikaDop, “musica che lenisce l’anima”

Marco Bassetti
Nell’ambito della rassegna MusikaDop, un ensemble di musicisti di primo piano del Trentino Alto Adige omaggerà l’opera del grande cantautore americano James Taylor. Appuntamento mercoledì 30 luglio in piazza Angela Nikoletti a Bolzano alle ore 21.

Ben nove i musicisti presenti sul palco in occasione del quinto appuntamento di MusikaDop 2014, rassegna promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Bolzano per valorizzare la scena locale e a sensibilizzare la cittadinanza verso una maggiore tolleranza nei confronti della musica live. Un super ensemble composto da musicisti di lungo corso uniti da una precisa missione: riproporre fedelmente la magia della musica di James Taylor, massima espressione del cantautorato americano più introspettivo e “sensitive”. Stiamo parlando di Dario Defrancesco (voce), Roberta Manzini e Franco Bertoldi (cori), Marco Gardini (chitarra acustica), Matteo Rossetto (chitarra elettrica), Davide Dalpiaz (piano), Ennio Giongo (tastiere), Danilo Mich (basso) e Federico Groff (batteria) in sostituzione di Mario Punzi. Missione impossibile? L’abbiamo chiesto a Marco Gardini. 

Come è nata l’idea di formare una tribute band dedicata a James Taylor, un cantautore, diciamo così, non certo sulla cresta dell’onda? 

L’idea è nata nel 2010. Eravamo ad un concerto in cui facevamo da band elettrica di supporto ad un’orchestra sinfonica e ci siamo scoperti molto appassionati della musica di James Taylor. Da lì a costituire una band che riproponesse il suo repertorio il passo è stato piuttosto breve. Ci è sembrata una buona idea riproporre la musica di un cantautore che, per quanto riconosciuto tra in grandissimi, rimane abbastanza di nicchia. A nostro parere rappresenta il songwriting americano alla sua massima potenza e farlo capire ci è sembrato una bella sfida. 

Rispetto ai cantautori più conosciuti e acclamati, da Bob Dylan a Leonard Cohen a Bruce Springsteen, James Taylor gode di una fama molto minore, forse anche per il fatto di essere etichettato spesso come un autore leggero. Cosa lo rende, invece, secondo te un grande cantautore?

In effetti di primo acchito sembra un autore leggero ma, andando più a fondo nell’ascolto dei suoi lavori, si trovano nel suo repertorio un sacco di brani che presentano, al di là delle apparenze, un piglio piuttosto “incazzato”, pezzi che si scagliano ad esempio contro la politica di Regan e che toccano tematiche di un certo rilievo, come la dipendenza dalla droga. Insomma è riduttivo inquadrarlo solamente come “cantautore leggero”.

Sarà forse anche per via del tipo di suono che propone e degli arrangiamenti che è facile attaccate a James Taylor l’etichetta di “leggero”…

Ma lo stesso discorso che ho appena fatto vale anche a livello musicale. Il suo stile è molto particolare: in un primo momento può sembrare molto semplice perché gli arrangiamenti danno questa impressione, i pezzi si reggono su pochi accordi e tutto fluisce con grande semplicità; ma in realtà quel tipo di immediatezza e di semplicità che “ti lenisce l’anima”, come si legge in qualche critica specializzata, è il risultato di un percorso di arrangiamento molto complesso e molto sapiente. Si arriva alla semplicità più fragrante attraverso un lavoro di arrangiamento assolutamente sopraffino.

Come si può riproporre tutto questo sul palco?

Questa è la sfida! Noi cerchiamo di proporre al pubblico la fotocopia identica del famoso live del 1991, quello in cui a nostro pare compare l’ensemble più rappresentativo di questo tipo di “semplicità complessa”. Per questo il nostro gruppo rispecchia esattamente la composizione di quell’ensemble: lo stesso numero di persone sul palco e lo stesso tipo di strumentazione. Vogliamo riproporre esattamente quel tipo suono lì a persone che, probabilmente, non hanno avuto modo di conoscerlo.

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