People + Views > Portraits

June 17, 2014

People I Know. Sandra Montali: “zia” adottiva di tanti giovani altoatesini, per un mondo un po’ più colorato

Anna Quinz

Che l’età sia questione non di anagrafe ma di spirito, è opinione condivisa. Sandra Montali, lo conferma. Nata nel ’48 a Merano da mamma sarda e papà friulano, Sandra è una delle donne più giovani che si possano incontrare. Amante di arte e musica, la si può trovare a concerti rock e inaugurazioni, negli ambienti più “seri” e in quelli “alternativi”. Accanto a lei, il marito Benno Simma, noto designer e musicista. Una coppia, la loro, che trasmette immediatamente luce e positività. Con la vivacità che si legge nei loro occhi, la curiosità che muove cuori e cervelli. Sempre circondata di giovani, che come Benno ama aiutare a crescere nei percorsi creativi e intellettuali, Sandra porta con sé i colori vivaci dei suoi abiti, la sua vispa intelligenza, la voglia costante di confronto e dialogo. Un po’ “zia” per molti altoatesini, Sandra insegna italiano nelle facoltà di Economia e Design all’Università di Bolzano, perché le lingue e la letteratura sono i suoi altri grandi amori. Che ha iniziato a coltivare con gli studi in lettere moderne alla Sapienza di Roma (anno d’immatricolazione ‘67/’68…), poi insegnando nelle scuole, fino all’università. Passando per tante esperienze significative, pezzi di storia culturale di questa terra, che anche lei ha cercato di migliorare con le sue competenze e il suo travolgente entusiasmo.

Sandra, eri all’università a Roma in pieno ’68. Cosa ti ha lasciato quel periodo? E quelli successivi?

Io non ero una rivoluzionaria, ero una brava bambina di provincia che voleva studiare. Dopo un mese che mi ero iscritta hanno chiuso la facoltà e hanno dipinto un drago sulle scale. Io andavo chiedere degli esami, ma nulla da fare… c’erano i maosti con il libretto rosso… ho respirato questo clima, vissuto in una grande città, ho conosciuto i problemi sociali che a Merano “non arrivavano”. È stata un’importante esperienza di vita e di studio. Poi il ritorno a Bolzano, l’insegnamento e a un certo punto il bisogno di cambiare. Ho lasciato la scuola e fondato insieme ad altri insegnanti alpha&beta, ci occupavamo principalmente di aggiornamento dei metodi di insegnamento delle lingue, pensandoli insieme. Questo è quel che si dovrebbe fare qui: fare le cose insieme, non pensare in una lingua e poi tradurre. Questo principio era cruciale per noi, per vedere le lingue come culture e non come fatto tecnico. Sono stati anni belli e pionieristici, abbiamo fatto esperimenti, ci siamo divertiti. Io tendenzialmente sono una adatta alle fasi iniziali, quando si istituzionalizzano sento il bisogno di cambiare, e così a un certo punto ho lasciato alpha&beta, per il desiderio di fare altre esperienze.

Tuha una vita sociale e culturale molto attiva, la si può incontrare spesso e volentieri lì dove ci sono arte, musica, giovane creatività… quali le tue principali passioni?

Sono prezzemolina, perché sono curiosa. Mi sento una buona complice di artisti e innovatori. Sono affascinata dai mutamenti e da tutta la vita cerco di essere lievito per innovazioni e cambiamenti. Dunque, sono arrivata ad artisti e musicisti. Tutti i miei amori sono stati musicisti. Mi piace la musica di ogni genere, e poi l’arte contemporanea, anche se non capisco tutto. La letteratura rimane il grande amore. Altro hobby, la formazione degli insegnanti nell’insegnamento innovativo delle lingue, con creatività e letteratura. Ho scritto un libro su questo, sto recuperando e riadattando sperimentazioni didattiche degli anni ’70 – quando si pensava all’immaginazione al potere.

Tue Benno  formate una coppia invidiabile. Quali i vostri segreti?

La prima cosa, un grande amore. Poi, io sono il campo base, la parte maschile di questo gruppo (ride, ndr), Benno è una persona di grandissima sensibilità e per me il bello nello stare accanto a lui è che non mi annoio mai. Siamo entrambi piuttosto solari, non ci fissiamo sul negativo dell’esistenza ma cerchiamo di continuare a giocare. Ecco, siamo un po’ compagni di gioco. Questo forse il segreto. I bambini Sandra e Benno, giocano ancora insieme. Attraverso lui ho la possibilità di incontrare mondi che non sono i miei, e questo è molto importante per aprire gli orizzonti, che qui ogni tanto con le montagne, mancano. Altro segreto è non volere essere giovani, ma vecchi in modo meno pesante. Costante della mia vita è la ricerca di leggerezza e colori. Non mi piace il grigio, e quello che manca, lo metto con la fantasia. Le vite che non possiamo vivere, le inventiamo.

E l’Alto Adige dei tuoi sogni, come lo inventeresti?

Non credo che sia da inventare, ci sono già delle cellule, anche se minori. Io ho vissuto anche nella famosa epoca langeriana con giornali e teatri bilingui. Mi sembra che per certi versi siamo tornati indietro. L’Alto Adige che sogno, sa elaborare tutti i contributi, compresi quelli degli stranieri, per un arricchimento vicendevole. Mi immagino una terra dove i giovani abbiano spazi, anche un po’ più di cultura urbana. Amo la natura, ne abbiamo bisogno, è una fortuna enorme, ma dobbiamo cominciare a pensare a come andrà avanti. Mi interessa l’evoluzione. Mi piace pensare di cogliere germi di novità, come diceva Italo Calvino: noi possiamo solo tenere aperti spazi, di quello che non è inferno. 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.