Music

April 22, 2014

Bologna Violenta a Bolzano, intervista a Nicola Manzan

Marco Bassetti
Il concerto di Bologna Violenta a Bolzano si avvicina, appuntamento giovedì 24 aprile al Sudwerk di Bolzano. Nicola Manzan: “con la mia musica m’interessa affrontare il lato più oscuro e più brutale dell’essere umano”.

Nicola Manzan, di formazione violinista classico, è tra i musicisti/produttori più richiesti oggi in Italia e la lista della collaborazioni è davvero lunga (Baustelle, Il Teatro degli Orrori, Offlaga Disco Pax, Zen Circus, Pan del diavolo, Non voglio che Clara…). Quando, però, Manzan si dedica al proprio progetto solista, più che il musicista classico o il raffinato arrangiatore emerge lo sperimentatore estremo, tanto appassionato dell’universo b-movie made in Italy quanto attratto dal lato più oscuro dell’essere umano. È così che un album dedicato ai crimini della banda della Uno bianca appare – nella parabola artistica di Bologna Violenta – come una tappa naturale: “quelle vicende – ha affermato Manzan nel corso dell’intervista che si può leggere qui sotto– mi sono sembrate perfette per rappresentare la mostruosità: uomini che annientano delle vite umane per un semplice tornaconto personale”. Con Bologna Violenta a Bolzano (24 aprile @ Sudwerk) arriva in città uno dei progetti più audaci e rappresentativi degli anni ’10 nostrani.

Come sei arrivato ad affrontare le vicende della banda della Uno bianca?

Tutto è nato con il mio trasferimento a Bologna nel 2002. Per una serie di circostanze fortuite mi sono trovato ad abitare al Pilastro, uno dei quartieri simbolo delle stragi della Uno bianca. In quel periodo poi davano in tv “Storie maledette”, il programma di Franca Leosini, e in una delle puntate veniva intervistato proprio uno degli esponenti della banda della Uno bianca. Da lì è nata un po’ l’idea di mettere in musica quelle vicende… Bologna è sempre stata il simbolo della città universitaria, le feste, gli studenti in fuga dalla normalità… ma vivendo lì ho avuto modo di conoscere mille altri aspetti che si nascondono dietro la superficie, aspetti più oscuri che hanno trasformato l’immagine della città che avevo nella mia testa.

E il progetto Bologna Violenta cerca di trasporre in musica esattamente quell’oscurità…

Esatto, il progetto Bologna Violenta è nato per rappresentare l’immaginario più tetro legato alla città e all’uomo in generale. Io vengo dalla musica classica e la musica descrittiva di fino Ottocento mi ha sempre interessato molto: con Bologna Violenta cerco di declinare quell’idea di composizione in chiave contemporanea.

Cosa descrive, allora, il tuo ultimo lavoro?

Quello che m’interessa affrontare con la mia musica è il lato più oscuro e più brutale dell’essere umano. Le vicende della Uno bianca mi sono sembrate perfette per rappresentare la mostruosità: uomini che annientano delle vite umane per un semplice tornaconto personale.

Ti sei fatto un’idea su cosa muoveva effettivamente quelle persone?

Portando avanti le mie ricerche ho avuto modo di sentire tanti pareri diversi e di raccogliere tante diverse teorie. La mia scelta è stata quella di fermarmi sulla questione “mostruosità dell’essere umano”. Che poi ci fosse dietro un ampio disegno criminale io non lo credo: si trattava di persone che volevano guadagnare dei soldi facili, punto. Queste azioni hanno poi raggiunto un livello terroristico, tenendo in pugno un territorio ampio per sette anni, ma non credo che questa fosse l’idea iniziale della banda.

Nel tentativo di raccontare questi fatti e tenere viva la memoria, il fatto che la tua musica sia fondamentalmente strumentale costituisce un limite o una virtù?

Costituisce un limite e per questo ho inserito una guida all’ascolto all’interno del cd, altrimenti la musica sarebbe stata fine a se stessa: avrei capito solo io perché in quel punto c’era quell’accordo o cosa significa quella pausa. Certo è che io non sono molto bravo con le parole e non mi ci vedo a cantare o a declamare cose sul palco. Invece ho sempre utilizzato dei campionamenti di film per dire delle cose, magari poche frasi ma molto d’effetto. In questo caso ho preferito inserire una guida all’ascolto, come si usa nel campo della musica classica, nella quale illustro la struttura dei pezzi.

Al progetto Bologna Violenta lavori insieme alla tua compagna. Come si riesce a sbarcare il lunario con operazioni così poco mainstream?

Nella vita faccio il musicista e il progetto Bologna Violenta occupa solo una piccola parte della mia attività. Questo disco è stato auto-prodotto a metà perché ho avuto un grande aiuto da Woodworm, Wallace Records e Audioglobe. Per il resto cerco di fare il musicista a 360 gradi… Proprio in questo momento sto lavorando al disco nuovo dei Ronin, nel quale compare un mio arrangiamento di archi. Vivere con la musica, o meglio sopravvivere, equivale nel mio caso ad un mix di concerti e lavori in studio come violinista e arrangiatore, ma anche come produttore o come fonico. Con questo mix si arriva a fine mese senza fare la fame e riuscendo anche a pagare le bollette… più o meno (risate).

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