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February 14, 2014

Le opzioni rilette, die mitgelesenen Briefe

Lucia Munaro

Ironia della storia.

Il regime dittatoriale fascista, settantacinque anni fa, apre sistematicamente la corrispondenza dei comuni cittadini, legge le loro lettere, scritte in questo caso in tedesco, ne estrae e traduce ritagli del testo che possono apparire critici o sospetti e cataloga poi il materiale frutto del certosino lavoro della censura.

Mentre le lettere originali, richiuse, raggiungeranno quindi il destinatario e andranno così perse, salvo essere conservate in singoli casi fortuiti tra le memorie di una o dell’altra famiglia -ma nelle turbolenze del periodo storico in questione, ovvero tra il 1939 e i successivi anni di guerra, ciò è poco probabile- i fogli con gli estratti in parte malamente tradotti in italiano vengono raccolti con precisione contabile in grossi volumi dattiloscritti, archiviati e consegnati alla storia.

Una selezione di questi documenti, scovati negli scaffali dell’Archivio centrale dello Stato a Roma dallo storico altoatesino Fabrizio Miori, sono pubblicati ora nel volume Le opzioni rilette Die mitgelesenen Briefe curato dall’associazione culturale La Fabbrica del Tempo e presentato a Bolzano.2Delle Opzioni del 1939, che a seguito di un patto sciagurato tra Germania nazista e Italia fascista, costrinsero la popolazione di madrelingua tedesca e ladina del Sudtirolo a scegliere se restare fedeli alla propria lingua e cultura, trasferendosi però nei territori dell’allora Terzo Reich, oppure restare nel proprio maso, nella propria Heimat, come cittadini italiani e subire così la violenza che li obbligava a rinunciare alla propria identità culturale, a cominciare dalla stessa lingua, si è fatto fatica a parlare per decenni. Se ne è occupata la letteratura, ma quasi marginalmente, con l’eccezione forse dello scrittore Josef Zoderer nel suo racconto Wir gingen del 2004.

Forse perché è sempre stato un tema penoso da affrontare quello delle Opzioni, già per la sferzante propaganda sia nazista che fascista che influenzò all’epoca la scelta della gente di optare o di restare. Sia per la ricucitura non meno difficile nel dopoguerra tra “Optanten”, “Dableiber”, “Rücksiedler” e “Draußenbleiber”.

Le lacerazioni della storia non restano infatti mai chiuse a sé stesse e si trascinano marcando la società per generazioni.

Ora a distanza di settantacinque anni dagli Accordi di Berlino il volume edito da La Fabbrica del Tempo offre uno sguardo inedito sui sentimenti che animarono le persone in quegli anni difficili, quando pensare con la propria testa era impresa ardua sotto il bombardamento degli slogan propagandistici dei due regimi, nazista da una parte e fascista dall’altra.3Eppure è la storia quotidiana che emerge dalle righe salvate paradossalmente dalla polizia segreta. Sono le persone, le donne e gli uomini che vissero allora il dramma in prima persona a rivivere in queste pagine e a parlarci, costrette a confrontarsi con la Grande Storia che i potenti scrivono sempre sciaguratamente sulla pelle “des kleinen Mannes” senza lasciar loro scampo.

Oltre alle lettere, ritrascritte in tedesco dalla studiosa di Merano Ulrike Kiendl, docente all’università Ca’ Foscari di Venezia, completano il libro contributi di autori da Hans Heiss a Christoph Franceschini, da Günther Pallaver a Carlo Romeo, a Martha Verdorfer, per nominarne alcuni, che indagano aspetti annessi e connessi alla “cesura” delle Opzioni. E ancora due preziose interviste del giornalista Patrick Rina a Joseph Zoderer e Franz Thaler, due voci del Novecento capaci,  nonstante le vessazioni della  Storia, di un pensiero autonomo.

Informazioni su questo e altri progetti dell’associazione La Fabbrica del Tempo, il cui motto è “lavoriamo nel presente, conosciamo il passato, vogliamo partecipare al futuro”, si trovano all’indirizzo www.fabbricadeltempo.it

Foto 1: Brixen: Umsiedler am Bahnhof Brixen; Gruppenfoto mit Frauen, Männern und einem Bub auf dem Bahnsteig. Vorne rechts ein Mann mit einer weißen Armbinde. Könnte ein Mitarbeiter der ADERSt oder der AdO sein. Quelle: Südtiroler Landesarchiv, Sammlung „Option – Heimat – Opzioni“, Sammlung Oberkofle

Foto 2: St. Ulrich: ADERSt-Zweigstelle in Gröden, Villa “Aquila” in St. Ulrich; Haus im Dorfzentrum. Große Hakenkreuzfahne und die italienische Fahne hängen aus einem Dachfenster. Über der Eingangstür der deutsche Reichsadler. Villa Aquila ad Ortisei ospitava gli uffici dell’Aderst per la Val Gardena. G.c. Archivio provinciale, Collezione “Option – Heimat – Opzioni” 

Foto 3: Brixen: Brixner Bischof Johannes Geisler;  ADERSt-Zweigstellenleiter Erich Petschauer; Generalvikar Alois Pompanin; Bischof Geisler beim Eintritt in die ADERSt-Zweigstelle Brixen. Schüttelt Petschauer die Hand. Dahinter Pompanin und ein Carabiniere in Galauniform. Viele Schaulustige. Quelle: Südtiroler Landesarchiv, Sammlung „Option – Heimat – Opzioni“, Stefan Lechner

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