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November 14, 2013

Mind the G.A.P. Quel varco che ci fa saltare oltre il vuoto del gioco

Karin Mantovani

Ci sono luoghi che raccontano la storia di una città, della sua età dell’oro, in cui i luoghi del benessere coincidevano con i luoghi dell’aggregazione sociale, della declinazione del tempo libero. A Merano è facile tornare indietro di qualche anno e immaginarsi consuetudini, ambienti, odori, rumori in posti come l’ippodromo – tutt’ora vissuto e popolato in pista e sulle tribune – o il vecchio Palazzo delle Terme, rifugio del volersi bene per cittadini e turisti. Proprio qui, nella Sala Esposizioni, dal 19 al 27 novembre prossimo, sarà possibile ammirare alcuni degli scatti che il fotografo Marco Dal Maso ha dedicato alla mostra itinerante Mind the G.A.P. – Il giocatore. La mostra, curata da Petra Cason, segnerà la sua terza tappa proprio nella città di Merano e si inserisce all’interno della campagna di prevenzione dal gioco d’azzardo patologico “Fate il nostro gioco”, proposta dall’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Merano.

Dal Maso nel 2012 ha realizzato un reportage – “The Gambler“ – con l’intento di raccontare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico, oggi quanto mai attuale e scottante. Marco è un fotografo che ritrae realtà scomode, difficili, che immortala scenari dal forte impatto emotivo.
Partendo dalla sua narrazione fotografica, Petra Cason ha costruito un allestimento che avvolge il fruitore, facendogli compiere un viaggio attraverso questa dipendenza e poi attraverso la cura, fatta di terapie di gruppo.

mind the gapMa torniamo al titolo della mostra, ed in particolare alla sigla G.A.P che nel nostro caso ha un valore ambivalente. Petra ci spiega il suo significato e ci aiuta a capire meglio: in inglese GAP vuol dire varco, quello spazio sospeso che si crea sotto ai nostri piedi all’uscita del vagone della metropolitana, o del treno quando la piattaforma di cemento è solo ad un passo da noi. In italiano, invece, questa sigla sta per Gioco d’Azzardo Patologico. La linea di demarcazione e di distanza, o unione se vogliamo, tra questi due concetti non è ampia, tutt’altro.

Sono in molti, tanti giovani, a cadere in questo gap. Prima per divertimento e poi per un impulso quasi ossessivo che si trasforma in dipendenza, patologia.

Nelle foto di Marco Dal Maso si intuiscono situazioni, si percepiscono stati d’animo come ansia, inquietudine, speranza, timore…si riconoscono gesti, movenze, sguardi… il bianco e nero accentua queste connotazioni, proprio perché la nostra mente trasforma in colore, in totale e assoluta libertà, il non colore del narrato.

I protagonisti della mostra sono individui che si sono lasciati incantare dal fascino del gioco, senza riuscire più a fare a meno dell’ebrezza che esso offre loro. Non sono più libere, ma schiave di qualcosa che non ha sostanza, che offre solo emozioni, contrastanti e forti, sempre in bilico sull’orlo del baratro.

Per condurre al meglio gli spettatori nel cammino di comprensione del fenomeno, Petra ha diviso la mostra in due sezioni: una dedicata alle fasi del gioco d’azzardo, dalle fortunate vincite ai costanti fallimenti; l’altra invece incentrata sul percorso di risalita dalla dipendenza. Negli scatti della prima sezione, la “Gabbia del Gioco”, gli scenari si alternano – casinò di lusso, centri scommesse in strade di passaggio o sale gioco piene di slot machines situate in periferie anonime e grigie – ma in tutti è ravvisabile una costante, la solitudine. Solitudine che cresce, lo possiamo avvertire, nelle immagini che ci raccontano del percorso verso la dipendenza, quella fase in cui la paura delle perdite porta a scommettere somme ancor più importanti.

mind the gapLa risalita dalla dipendenza è il messaggio che ci comunica la seconda sezione chiamata “Stanze della cura”. La curatrice, il fotografo, ci dicono che c’è una soluzione, la possibilità di recuperare la propria libertà, abbandonando questa patologia. Che non si è soli.
Il centro Bad Bachgard di Rodengo, nella provincia di Bolzano, assieme ai suoi ospiti è il protagonista degli scatti che compongono questa parte di mostra. Ospitato per un determinato periodo presso la struttura, il malato compie un percorso di disintossicazione attraverso diverse modalità di cura: l’ippoterapia, la danzaterapia, l’arteterapia. Ma soprattutto attraverso la terapia di gruppo: per sconfiggere la grande solitudine del quale l’individuo era diventato preda, per uscire dall’enorme G.A.P. dal quale sembrava impossibile una risalita.

La mostra, che inaugurerà il prossimo 19 novembre, è un’occasione importante per riflettere e comprendere un fenomeno che ci circonda e dal quale non possiamo più distogliere lo sguardo. La condivisione del percorso espositivo che Marco e Petra hanno realizzato è un modo per allungare una mano ed accorciare la distanza del G.A.P. che ci viene raccontato.

Merano, vecchio Palazzo delle Terme, fino al 27 novembre.

www.marcodalmaso.it/the-gambler
www.olivarescut.it/mind-the-g-a-p-il-giocatore1

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