Music

September 23, 2013

Weekend con Transart 2013: la versione di Andrea

Andrea Beggio


Il fine settimana appena trascorso l’ho dedicato a Transart.

Sabato sera a Bressanone con l’opera “Fama” dell’austriaco Beat Furrer e domenica in compagnia di Blixa Bargeld.

fameFama

Se come ebbe a dire Varèse la musica è suono organizzato, si può fare musica oggi senza ricorrere alle vecchie tecniche del serialismo integrale?

Ascoltando Fama (e anche il brano in prima assoluta che lo ha preceduto dal titolo “la linea dell’orizzonte”) sembra proprio che la risposta al quesito sia positiva.

L’opera di Furrer è un organismo sonoro talvolta spigoloso e nervoso, talvolta sospeso e incorporeo. 

Un’opera basata sulla sapiente orchestrazione del suono, che lascia sullo sfondo i procedimenti di organizzazione del materiale.

Nel suo essere prima di tutto timbro, sembra musica elettronica fatta con gli strumenti acustici.

Anche la disposizione dell’organico, che viene mosso in continuazione fra i due palchi, ha molto a che fare con la spazializzazione del suono in ambito elettronico.

In questa affascinante e misteriosa architettura sonora, la compresenza di una voce recitante basata su “La Signorina Else” di Schnitzler, e su testi di Lucrezio e di Carlo Emilio Gadda, rivela invece tutti i limiti legati al rapporto fra musica (suono) ed elementi extramusicali (testo).

Se si esclude la forma canzone infatti, il mondo della parola e quello musicale sembrano essere inconciliabili.

blixa bargeldStill Smiling

Protagonista di questa serata è stata purtroppo la pessima acustica del Plessi Museum: una brutta cattedrale o un bellissimo autogrill (un bel dilemma…). 

Una resa sonora non all’altezza, e un’atmosfera di luci al neon degna di una sala per le autopsie.

In linea generale, l’esperimento di unire l’esperienza di Teardo, noto compositore di colonne sonore, con l’arrogante (in senso buono) e appuntita presenza scenica di Blixa Bargeld è senz’altro degna di interesse, anche se, per quanto riguarda i contenuti la delusione è forte. Quando Blixa poi recita-canta in italiano, sembra un vecchio turista germanico e non l’eclettico sperimentatore degli Einstürzende Neubauten.

Quello che infastidisce per quanto riguarda i contenuti è che – come spesso capita in questi progetti che si collocano al di sopra dell’immondizia musicale commerciale – sono spesso appena accennati, suggeriti e nascosti da una coltre di metafore e suggestioni soggettive. 

Forse in questo periodo non ci si dovrebbe accontentare di queste raffinatezze espressive ma, al contrario, si dovrebbero rendere più espliciti possibile i contenuti e le proprie idee, soprattutto se il prodotto (come lo è Still Smiling) non è destinato al mercato discografico di massa.

Peccato che lo spettacolo sia stato così sgonfio perché solitamente, quando si sente la voce di Bargeld sembra di stare in un film di Wim Wenders!

Per quanto riguarda la performance del quartetto (voce, chitarra, violoncello e playback) la presenza di audio pre-registrato era purtroppo molto evidente e, andando a sbirciare la postazione di Teardo da dietro  si vedeva chiaramente un Mac con il software Logic che mandava delle tracce stereo già preconfezionate.

Un’ “elettronica della crisi”, usata cioè per avere meno musicisti da retribuire, e non per esigenze espressive.

Dopo il bis obbligatorio si torna a Bz, questa volta senza il CD che, vista la crisi di cui sopra, a 20 euro se lo possono tenere.

Photo by Gregor Khuen Belasi

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