Music

August 24, 2013

Cronache da un concorso #3. Diario giornaliero di uno studente di pianoforte dal Concorso Pianistico Busoni

Alessandro Tommasi
Prosegue il Concorso Pianistico Busoni, che come ogni due anni, porta il meglio del pianoforte a Bolzano. Il giovanissimo Alessandro, ancora una volta si infila alle audizioni, alle prove, ai concerti, segue da vicino ogni fase, butta l'occhio dietro le quinte, bevendo birra con i concertisti. Un diario giornaliero, dalla prestigiosissima competizione che infiamma il fine agosto bolzanino.

7 su 12 è abbastanza buono, è più della metà.
Sui dodici nomi che avevo segnato come miei favoriti sette sono effettivamente passati alla prova successiva. Dei cinque nomi che non avevo messo nella mia lista, tre sono più che comprensibili (quest’anno visto il livello già solo ridurre a dodici è stato complesso, assurdo!) e non li avevo messi solo per questioni di spazio e con molti dubbi, ma altre due mi sorprendono e non poco, proprio perchè autori di esibizioni poco interessanti, soprattutto uno, il cinese Yutong Sun, che c’aveva offerto un’esibizione molto legnosa e piatta.

Ma con la giuria del Busoni è ogni volta un azzardo e onestamente pochi anni come questo il livello generale dei primi dodici finalisti è stato così alto. Sorprendono molto le assenze soprattutto dei russi Andrey Dubov e Ivan Moshchuk, che avevano colpito, me e non solo, per l’elevatissima qualità del loro suono, la pienezza degli accordi e i colori scuri, e la coreana Yedam Kim, che aveva dato prova di grande sensualità e grazia, ma anche di un forte carattere. Questo secondo me i grandi esclusi di questa prima selezione, ma beh, è un concorso, intanto hanno avuto l’occasione di farsi sentire da tutta la giuria, fra cui può benissimo esserci qualcuno che li ha apprezzati particolarmente, da tutto il pubblico e da chiunque abbia seguito in streaming il concorso, garantendosi già un discreto primo successo.

Intanto mi rallegro di vedere la mia carissima candidata Oxana Shevchenko andare avanti con successo, dopo una splendida esibizione ieri sera. Sì, una volta tanto sto scrivendo il mio articolo la mattina in cui uscirà, forse perchè siamo andati avanti a bere il nostro tè della vittoria (beh il suo tè della vittoria, il mio era il tè della solidarietà) fino alle una di notte, dunque mi sembrava un po’ poco adatto per iniziare. Tutto ciò nonostante il mio tentativo delle una e mezza di sabotare il sacchetto delle mozzarelle e fare uno spuntino notturno (fallito miseramente in quanto ero troppo stanco per ricordarmi come si sciogliesse un nodo).
E’ stato abbastanza stressante ascoltarla comunque, mi sentivo come se fossi io sul palco, come se da un momento all’altro arrivasse un errore terribile, ascoltando con un’attenzione e una severità tale che ogni più piccola sfumatura che non fosse perfetta mi metteva paura. Ma nonostante questo ha dato sfoggio di un cantabile come nessuno prima di lei in questo concorso ed è riuscita a donare al pubblico una performance di livello altissimo, beccandosi com’è doveroso un bel coro di “Brava!” a fine esibizione.

E insomma, ora si vola verso le finali solistiche! Ancora più godibili per il pubblico, ancora più difficili per i pianisti. Da un massimo di quarantacinque minuti si va ad un massimo di un’ora di programma, con ben tre pezzi d’obbligo: una sonata di Beethoven, una trascrizione di Bach ad opera di Busoni e Shadow, il brano della compositrice Rebecca Saunders commissionato apposta per il concorso, con cui tutti i concorrenti devono confrontarsi.
Vi dirò, l’idea di sentirlo dodici volte una dopo l’altra mi terrorizza parecchio, ma almeno si potrà sentire molto concretamente il diverso approccio dei pianisti nei confronti di un brano contemporaneo, cosa che risulta molto più chiara quando il brano è lo stesso.

Per quanto riguarda orari e programmi imminenti invece, oggi alle 15.00 si ricomincia con Michelle Candotti, una dei tre italiani in finale, che ci proporrà un corale di Bach trascritto da Busoni, l’op.31 n.3 di Beethoven, la terza sonata di Prokofiev, Shadow e le Variazioni su un tema di Corelli di Rachmaninov. Tutti in conservatorio per un po’ di doveri patriottici, quelle (troppo) poche volte in cui qualcosa di cui poterci vantare c’è davvero. E il livello dei tre ragazzi italiani (Michelle Candotti, Rodolfo Leone e Maddalena Giacopuzzi [onore bolzanino!]) passati alla seconda fase è davvero qualcosa di cui poter essere fieri, finalmente!

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