Music

May 24, 2013

Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #19. L’erba in periferia è sempre più verde

Eva Corre

Abitare in una piccola città come Bolzano ha i suoi vantaggi; lo dice una che per cinque anni ha fatto la pendolare dall’Oltradige. I supermercati sono sempre aperti e sono proprio sotto casa, il posto di lavoro lo raggiungi a piedi, in bici oppure con una breve corsa in autobus. È comodo, indubbiamente e alla comodità il cittadino si abitua subito e poi vuole tutto sotto casa: anche gli eventi musicali. Possibilmente vicini al centro (prima mi faccio una birra con gli amici, una vasca, e poi vado al concerto, ma deve essere tutto lì vicino, se no…) raggiungibile con la bici (ma chi me lo fa fare? prendere la macchina? poi quando torno il parcheggio proprio sotto casa non lo trovo e mi tocca girare…). Il bolzanino è comodo e se il concerto non glielo organizzi sotto casa, difficilmente lo smuovi dal divano. Almeno questa è l’idea che mi sono fatta io, che ogni tanto mi sposto, anche in Trentino, per “vivere” qualche concerto.

Ultimamente sono stata in periferia: a Caldaro al Kuba, a Ora al teatro Aurora e a Egna al Point. Location tutte bellissime, ospitali, attrezzate, senza problemi di parcheggio, di acustica o di scarsa affluenza di pubblico. Proprio al Point di Egna sono andata venerdì scorso al concerto di Old Man Markley + the Sensitives + Forgotten Dicks. Il concerto era previsto all’aperto, ma a causa della pioggia è stato organizzato all’interno del Centro giovanile. Un fabbricato che sembra un capannone da fuori, ma dentro si rivela piacevole e accogliente, divanetti, murales, bar. Faccio in tempo a scambiare due chiacchiere e il concerto inizia.

I Forgotten Dicks li conosco, ed ogni volta che li vedo trovo il loro punk sempre più convincente. Hanno una grande energia che riescono a trasmettere al pubblico, che si scalda già dai primi pezzi e alla fine chiede anche due bis. Una certa atmosfera da “pub londinese” è già nell’aria, ma siamo ancora a Egna. Poi è la volta dei Sensitives, un punk-folk svedese allegro, piacevole, ballabile. Il pubblico balla proprio, fin dai primi pezzi, anche con le bottiglie di birra in mano, lo fa anche quello vicino a me, che mi “battezza” la giacchetta con il liquido biondo. I musicisti sono in tre: una ragazza molto carina e colorata con un paio di piercing, il cantante/chitarrista ha una bella voce e un capellino molto “british”, il batterista è molto distinto, ha la camicia con il fiocchetto al collo, è pettinatissimo e non suda. Divertenti, bravi, sono svedesi ma non sono certo tre aringhe essiccate: l’atmosfera si è fatta un po’ più “nordica”ed europea, ma siamo ancora a Egna. Un bis anche per loro, quasi quasi compro il cd.

Ora tocca al gruppone della serata, gli Old Man Markley; ho letto che fanno grass-punk, il Figlio ha cercato di spiegarmi un po’ il genere, ma non lo conosco, voglio lasciarmi stupire. Il primo impatto è forte: sono in tanti! Più che un gruppo è un’orchestra. Due strumenti sono straordinari: il primo è una specie di contrabbasso ricavato da un vecchio mastello di latta, munito di manico e corde. Il secondo è un’asse di legno e metallo da lavandaia, dove un musicista ci “gratta” sopra con due cucchiai. Stupefacente! Il violino, le chitarre country, il banjo, questi due fantastici strumenti “riciclati” da vecchi oggetti, nonché gli stivali western di una delle musiciste e la loro musica fanno il completo e mi sento fin da subito in terra americana. Dicono che il grass-punk è una musica che fa crescere l’erba sotto i piedi: certo è che non si può far a meno di ballare, in circolo, a serpentone, quasi fosse capodanno. Non conosco nessuno, ma che importa? Siamo tutti amici, l’erba cresce sul pavimento in cemento del Point e tutti ci sentiamo catapultati nella grande prateria americana. Una musica agreste, da birra e salsicce, gonne svolazzanti e allegria. Mancano solo i cappelli western lanciati in aria… Ma via, siamo sempre a Egna, Southtyrol! C’è ancora tempo per il bis e poi a casa, dopo aver comprato il cd, così finalmente riuscirò a far crescere i gerani sul balcone.

Cari concittadini bolzanini ciabattoni, uscite anche voi, ogni tanto, dalla magnifica cerchia urbana e venite in periferia. Che l’erba del vicino, qui, è sempre più verde!

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