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March 8, 2013

People I Know. Oumar Seydou Ka, giovane attivo contro la monocultura

Anna Quinz

1Oumar Seydou Ka ha 20 anni. È nato a Bolzano ma la sua famiglia è originaria del Sengal. Ha vissuto in Italia i primi 4 anni di vita, poi è tornato in Senegal perché sua madre, per un momento, aveva pensato di vivere laggiù, in Africa. Lì ha frequentato i primi anni della scuola elementare, per poi tornare di nuovo in Italia, a Bolzano dove ora vive e frequenta l’istituto professionale per il commercio Claudia De Medici. In Senegal ora torna solo per le vacanze, ma il legame con la terra d’origine è forte, anche perché Oumar è musulmano e da anni ormai, nonostante la giovane età, è impegnato attivamente nell’impegno di sensibilizzazione verso la sua religione e verso l’integrazione di persone straniere in territorio altoatesino. Elegante negli abiti, nei gesti e nei modi, Oumar è un giovane uomo in cerca della propria strada, che ha però già trovato basi solide su cui costruirla. Ritardatario cronico, curioso e appassionato delle cose che fa, Oumar rappresenta una di quelle “giovani speranze” che danno fiducia nel futuro. Un futuro fatto di lingue, culture, religioni, persone che si incontrano, si conoscono, vivono – davvero -  insieme.

Oumar, sei un giovane molto attivo, quali – oltre la scuola – i tuoi impegni?

Faccio parte del consiglio direttivo alcune associazioni: la BMY (Bozen Muslim Youth), la Rete dei diritti dei senza Voce e il Comitato islamico di Bolzano. Le racconto più nel dettaglio. Il BMY (di cui sono onorato di fare parte e ringrazio in questa sede, membri che mi sopportano…) non è un’associazione confessionale, infatti il nostro motto è: “giovani per giovani!” Il nostro obbiettivo è quello di cercare di eliminare e far superare i pregiudizi verso al nostro credo. Infatti noi accogliamo come membri giovani di qualsiasi religione. Chiunque voglia conoscere meglio l’Islam, è il benvenuto. Mentre la Rete dei diritti dei senza Voce (anche questa, una grande associazione) “combatte” per i diritti degli immigrati che molto spesso vengono considerati cittadini di serie B. noi ci occupiamo di aiutare i più deboli, all’interno di questa fetta di società. Infine, il Comitato Islamico ha la funzione importante di unire tutti i centri culturali islamici presenti nel territorio di Bolzano. Il comitato ha avuto un ruolo decisivo per la firma della Convenzione con il comune per il primo Cimitero islamico di Bolzano. Io, però, non mi considero un giovane molto attivo, ma ritengo di avere dei valori e dei principi forti, quindi faccio tutto quel che posso per attuarli ogni giorno della mia vita. Uno dei valori più belli che mi ha insegnato la mia religione è quello di aiutare gli altri. Allora, io faccio il possibile per aiutare gli altri. Penso che tutte le caratteristiche positive che ho nel mio carattere, le devo agli insegnamenti della mia fede. E poi, è di certo grazie al mio avvicinamento all’Islam, che non ho preso una brutta strada…

Progetti, sogni, aspettative per il futuro?

Il mio primo obiettivo è quello di finire la scuola superiore. Poi vorrei studiare teologia islamica in Francia. Invece, come sogno lavorativo, vorrei fare il commerciante. Vorrei sfruttare le potenzialità del mio paese d’origine, commerciando prodotti tra Senegal e Italia.

Puoi raccontare qualcosa del Senegal, tua terra d’origine, paragonandolo magari all’Italia, dove vivi?

Il Senegal, come ogni paese dell’Africa è pieno di potenzialità. Purtroppo però, per colpa dalla politica e di altri fattori, il suo sviluppo procede a rilento. Una cosa che mi piace del Senegal è che la gente ha ancora dei valori forti, ai quali tengono molto. Invece una cosa che non mi piace è la difficoltà di capirsi. Nel senso che la gente fa fatica ad accettare l’opinione altrui. Tra il Sengal e l’Italia secondo me la differenza principale è questa: lì ci sono più valori che beni materiali mentre qui ci sono più beni materiali che valori. Vivendo qui però, si ha la possibilità di riconoscere e fortificare i propri valori personali. la Migliorerei di certo, il concetto di integrazione.

Vivi in un contesto multiculturale, sia a casa che a scuola. Cosa vorresti che fosse “scontato, normale” per le generazione future, in termini di integrazione, che ancora non lo è?

Secondo me il concetto di multiculturalità non è ancora stato capito a pieno. Penso che oggi si tenda a considerare multicultura quella che in realtà è monocultura. Si è integrati, insomma, solo se si rinnega la propria cultura d’origine. Mi spiego: per essere un italiano doc, devi comportarti e pensare come un italiano. Ma secondo me invece, integrazione vuol dire rispetto delle leggi e delle tradizioni del paese che ti ospita, senza perdere la tue radici. È altrettanto importante, infine, per chi viene in questo paese, non voler imporre la propria cultura. Credo che la diversità non debba essere necessariamente capita, ma vada presa come occasione di arricchimento e accrescimento e che per questo debba essere rispettata. Solo cosi il concetto di integrazione di cui tanto si parla, non sarà più un concetto astratto, ma una realtà vissuta davvero.

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