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February 26, 2013

L’Alto Adige NON è perfetto – 30 perché. Südtirol ist KEIN Paradies – 30 Gründe

Franz

La settimana scorsa, le “10 buone ragioni per vivere in Alto Adige”, non sono regolarmente uscite su Franz. Perché? Perché per una volta Anna Quinz non ha trovato 10 punti adeguati allo scopo. Succede, anche nelle migliori famiglie (o terre). Non tutte le settimane escono col buco. Anche in Alto Adige. Quella piccola pausa però ha stimolato momenti di riflessione e alcuni commenti dei nostri lettori, che si sono chiesti perché per una volta non si poteva provare a cercare delle “non buone ragioni”. Così, tra noi della redazione ci siamo consultati, confrontati e messi in discussione e abbiamo sfornato questi 30 punti che raccontano perché secondo noi la strada verso la perfezione – in Alto Adige – è ancora lunga e in salita. Marco Bassetti, Kunigunde Weissenegger, Anna Quinz, Marco Russo, Tessa Moroder e Barbara Elias Da Rocha hanno espresso ognuno i propri 5 punti di “demerito” della nostra Provincia. In totale sono 30 stimoli da cui partire, critiche su cui ragionare, visioni da modificare (lavorando e non lamentandosi, sia chiaro).  Ora eccoli qui questi 30 punti, da punti di vista molto diversi.
Li condividiamo con voi. Senza pessimismi, ma con la voglia – tutta Franz – di prendere atto dello status quo, per crescere, migliorare, fare sempre meglio. La strada è in salita, ma noi vogliamo continuare a salire.

Marco Bassetti

1. Perché una tornata elettorale rappresenta sempre un’occasione buona per rispolverare vecchie bandiere sdrucite e ataviche, mortifere divisioni, con i fascisti di CasaPound che manifestano in una piazza che porta il nome di Giacomo Matteotti (con che faccia?) e gli Schützen che sfilano il giorno del voto (che coincidenza!).

2. Perché, in Regione, la novità è rappresentata da un lista di duri e puri che, forse acciecati dalla furia anti-sistema che li compatta e li fomenta, forse stonati dalle truci filippiche che il loro capo(comico) ripete quotidianamente a squarcia gola come mantra, si sono presentati alle Elezioni politiche appena concluse (Camera-Circoscrizione Trentino Alto Adige) dimenticandosi di rappresentare al loro interno l’altra metà del cielo. Una lista di soli uomini: fate largo gente, il nuovo che avanza…

3. Perché il movimento associazionistico culturale del capoluogo è dominato da una bieca logica auto-conservativa che, in epoca di spending review, sfocia in una perversa e desolante guerra di tutti contro tutti per l’accaparramento di qualche soldo pubblico: la Loggia dei poeti esausti contro il Coro della primula di montagna, la Cooperativa Daitarn 3 contro il Grossograsso Circolo La Qualunque, fiero difensore dell’intoccabilità della propria rendita di posizione nei secoli dei secoli.

4. Perché, per la ragione appena indicata, un calendario unificato di concerti ed eventi culturali in città è impensabile: inimmaginabile una mailing list che metta in rete gli operatori culturali, proibito l’utilizzo condiviso di Google Calendar. Molto più assennato e appagante, agli occhi degli stessi operatori, accavallare gli appuntamenti, rubarsi il pubblico a vicenda, pestarsi i piedi, addossare le proprie colpe e miserie al pubblico “disinteressato” e poi, ogni tanto, farsi belli su Facebook per le proprie piccole vittorie di Pirro.

5. Perché, nonostante viviamo in una provincia notoriamente ricca, secondo i dati Astat 2010 il 17,9% delle famiglie altoatesine (quasi una famiglia su 5) versano in condizioni di rischio povertà: senza il sostegno della Provincia, il numero si aggirerebbe intorno al 25% (una famiglia su 4). Ecco allora che nel 2012, l’anno dei tagli alle prestazioni sociali, la Provincia ha speso 190 mila euro per l’acquisto di opere di artisti tedeschi e ladini con l’obiettivo della “salvaguardia delle caratteristiche etniche nella Provincia”; per lo stesso motivo la sola Ripartizione per la cultura tedesca, tra il 2009 e il 2012, ha speso 674 mila euro… Siamo nel 2013 ed è del 23 gennaio l’immagine delle signore che “fanno la spesa” frugando nei bidoni dei rifiuti organici nei pressi di un supermercato in via Druso.

Kunigunde Weissenegger

1. Weil wir großteils eine Grundlebenseinstellung praktizieren: Mir sein mir, aber i bin i und du bisch eh lai du. – Wurscht, interessiert mich eigentlich überhaupt nicht, Hauptsache i bin i und der Mittelpunkt des Universums und kann es bleiben. Dazu passt und es folgt deshalb sogleich: Das pseudo-soziale Getue. – Leute, es nutzt nix, von der Selbständigkeit in Arbeit, Wohnen und Freizeit von Menschen mit Behinderung zu schreiben und zu palavern. Und dann das Gegenteil zu tun und umzusetzen – oder eben nicht. Die sogenannte Pflegesicherung für Menschen mit Behinderung war, so wie sie in Südtirol gerade gehandhabt wird, auf europäischer Ebene schon bei ihrer Einführung in Südtirol ein veraltetes System und ist längst überholt. – Danke, Richie, gut gemacht! Leider ist es SO: Kinder mit Behinderung sind ein Luxus.

2. Weil es hier leider nicht nur den allseits gepriesenen deutsch–italienischen Knödel-Spaghetti-Kontrast gibt. Kontrast I: Wir fördern und unterstützen singend dunkles Gedudle und lassen höchstgelegendst auf 3.500 Metern Höhe gegen das Weltnaturerbe Rock konzertieren und drecken. A parte der wilden (= Synonym zu kulturlos, unkultiviert, blind, sinnlos) Vergondelung mancher Gegenden. Der künftige Rockhügel gehört dem Landesbetrieb für Forst und Domänenverwaltung, die soll ihn “bestmöglich verwalten” und vergibt ihn Rotzern. Ad this: Und wir (schwarzen) Schafe – mäh mäh mäh – laufen und lechzen dem Schöpsernen hinterher und blöken albern alles nach. Kontrast II: Wir haben einen sinnfreien Fluchhafen, dem mensch nur fluchend gedenken kann und den wir erhalten müssen. Abgesehen davon, dass mensch im Norden ab Innsbruck und im Süden ab Verona nach eineinhalb Stunden nahezu überall hinkommt – was mensch, übrigens, ab Bozen nicht sagen kann… …und diese Möglichkeiten seltsamerweise, weil so vorteilhaft (?), in hiesigen Medien massiv angepriesen werden.

3. Weil wir zwar vitaminreich leben, zugleich aber krank sind. Vorhöfe der Freunderlwirtschaften: Viel zu Vieles wird hier im sogenannten “Sinne einer alten Freundschaft” besprochen, weil “manche Dinge auf dieser Ebene leichter besprochen werden können” – wörtlich aus dem Mund des landeshöchsten Sanitäters in einem Radiointerview. Exemplarisch für den Lauf der Dinge und Geschäfte hierzulanden. Und dann die Panikmache: Kaum dass wir in Hörweite von Wahlen sind, müssen wir Autonomie schützen, ansonsten aber empfangen wir beispielsweise plumpe Klubobmänner oder fadenscheinige Gouverneure… (und nachher oder vorher unterstützen wir natürlich Tibet und den Dalai Lama gegen das böse China…) Ad this: wenn der Quästor mit dem Schützen…

4. Weil hier alles Gießkanne ist: Hauptsache allen ein bisschen und alles schön unter den üblichen Verdächtigen verteilen und jungen Initiativen bloß nix abgeben – wehe, etwas Neues aufkommen lassen. – Wird sicher nix Gutes! \m/ Ihr seid Gießkanne. Wir sind besser!

5. Weil wir, ach, so mobil sind: Südtirol, das mobile Land I: Die Mehrheit der Sasa-Fahrer fährt, als ob sie besoffen wäre. – Zum Glück gibt’s Ausnahmen. Die Sad-Fahrer sind teilweise auch nicht besser: An ausgewiesenen Haltestellen sollten sie anhalten – sollten. Tun sie leider nicht alle. – Und hängen dir dann beim Einsteigen auch noch eine Gosch an. Tja hilft nix. Dann eben die Grüne Beschwerde-Nummer anrufen. Südtirol, das mobile Land II bzw. radfreundliche Stadt Bozen: Wenn ich daran denke, bekomme ich Lachkrämpfe. Ich sag bloß: Radwege, die im Niemandsland bzw. mitten auf befahrendsten Straßen enden; emsige Hüter der Gesetze, die Radfahrende belästigen, aber autofahrende Handyfonierende oder Falschparkende oder radgefährdende Motorfahrzeugmanövrierende „übersehen“… – Beweisfotos können nachgeliefert werden. – Das ist das Ende. Für diesmal.

Anna Quinz

1. Perché ancora in troppi non fanno enormi salti di gioia (e nemmeno saltelli piccoli piccoli) per la fortuna che ci è toccata in dote, gratis, senza sforzo e senza costi aggiuntivi: quella di nascere in una terra multilingue e multiculturale. Come si fa a non baciarsi i gomiti ogni mattina, sapendo che usciti di casa si troveranno al bar, in ufficio, al supermercato, persone che hanno una cultura d’origine diversa da condividere, dalla quale imparare, da mescolare alla propria per  farne un miscuglio nuovo unico e bello? Mah…

2. Perché la maledizione delle mutande, ci affligge da sempre. Mi spiego. Noi altoatesini siamo talmente morbosamente autoreferenziali, da stare tutto il tempo lì a guardarci le mutande, senza renderci conto che al di là, al di qua, al di sotto e al di sopra, c’è tutto un mondo che avanza, che si muove, che si interroga su come migliorare sempre. Quindi io direi, Alto Adige, togli un po’ lo sguardo dalle tue parti basse e dai un’occhiata a quel che succede fuori. Ne vedrai (e imparerai) delle belle.

3. Perché in Alto Adige ognuno pensa di essere migliore del proprio vicino. E tutto finisce sempre a schifio, con un inevitabile assordante caciarone “effetto condominio”. Mai che si possa pensare a progetti in rete, collaborazioni fruttuose, scambi di idee. Io guardo al mio balcone, tu guarda al tuo. E se sconfini di un cm nel mio spazio vitale, io mi arrabbio, sbatto la porta e chiamo mamma provincia. Ecco!

4. Perché sempre per la questione delle mutande di cui sopra, ancora oggi – in tempi di crisi – in Alto Adige si fanno e si organizzano eventi (pubblici e soprattutto culturali, che poi ci credo che il contribuente si incazza, e fa si con la testa alla dichiarazione “tagli alla cultura”…) elefantiaci, gigantismi quasi hollywoodiani, megalomanie che poi, a ben guardare, mica portano qui pubblico internazionale, attenzione mediatica generalizzata o visibilità oltre confine né generano economia, lavoro, e crescita culturale (in Alto Adige, bisogna insegnare a parecchi che “tanti soldi” non è uguale a “figata”…). No, no, tutto questo bendiddio viene fatto ad uso e consumo esclusivo dell’altoatesino. Che poi, magari, non ne beneficia neppure perché in quel momento è a mangiare impepata di cozze in Costiera Amalfitana. Tiè!

5. Perché non bastavano mamma Provincia e zia (zitella) Regione. Ora abbiamo pure il cugino Euregio. Che però fino ad ora è stato solo il cugino che abita lontano e che si fa vedere ogni tanto, alle feste comandate, portando i babà. Esiste davvero un asse Innsbruck-Bolzano-Trento? A me pare di no. Per ora vedo solo un’autostrada che collega città diverse e più lontane di quanto la geografia non dichiari. Asse un tubo, Pare che questo Euregio sia più grande dell’Australia, con distanze insormontabili tra un’area abitata e l’altra. Che a stare ognuno sui propri allori (dove ci sono) è più facile che effettivamente cercare di fare delle cose insieme. Insieme è la parola meno pronunciata e meno di moda in questa euroregione. Poi però alle conferenze stampa e agli eventi ufficiali, siamo tutti amici, collaboratori, compagni di bevute. Ma alla fine, gratta gratta, tutti sembrano dire “chi fa da sé fa per tre”… Sì, sì certo, come no.

Marco Russo

1. Weil ich den Weg mag und sein Ziel, den Exzess und das Selbstexil, die Spiegelung der Luft und wenn der Wahnsinn sich verpufft. Ja, das mag ich, all das mag ich! Aber hier leben? Nein, danke! Zugegebenermaßen heißt hinter dem Brenner zu verweilen nicht ganz weg zu sein und schon gar nicht Zelte definitiv abgerissen zu haben. Trotzdem: die Luft, die ich oft in Südtirol atme, wirkt so nutzlos um mich herum. Nutzlos, weil sie manchmal zu viel Stickstoff enthält, vor allem dann, wenn alte und einengende Geister evoziert werden.

2. Weil die Frage nach der kulturellen Identität immer wieder mit dem Vorzeichen der Negation, also der Verneinung und des kontradiktorischen Gegenteils bestimmt wird: ¬. „Um Gottes Willen, wir sind ja keine Italiener, sondern Südtiroler!“ Und oft auch Bindestrich Südtiroler.) Und umgekehrt, im wahrsten Sinne obsessionshaft: „Siamo in Italia“.

3. Weil es in Südtirol (1) zwei Kulturabteilungen gibt und weil die (2) „Koordinierungsstelle für Einwanderung“ diesen Namen trägt und weil sie in der falschen Abteilung (Arbeit) angesiedelt ist. Ad (1): Kultur oszilliert zwischen Erhaltung und Transformation, d. h., dass Kultur einerseits Tradiertes in die Gegenwart transportiert, andererseits den Raum für neue Möglichkeiten eröffnet. Kultur wird nicht für Sprachgruppen, sondern für die Bevölkerung geschaffen und vollzogen. Ad (2): Die Bezeichnung „Koordinierungsstelle für Einwanderung“ trägt den bitteren Beigeschmack eines Verwaltungsapparates mit sich, der mit Existenzen hantiert. Die Verortung dieser Stelle in der Abteilung Arbeit wirft die Frage auf, ob Zugewanderte aus Drittländern in erster Linie als Arbeitskräfte, also gewissermaßen als Maschinen der Kapitalbeschaffung und Gewinnmaximierung betrachtet werden. Wieso geht es um Einwanderungskoordination und um Kapital und nicht vielmehr um „Integration“, also die Vision einer ganzheitlichen Gesellschaft? Wieso gibt es diesbezüglich ein einengendes Gesetz und nicht viel mehr ein Leitbild mit anvisierten Visionen?

4. Weil es aufgrund der rechtlichen Situation zwischen Italien und dem Vatikan nicht möglich ist, TheologInnen als PastoralassistentInnen zu besolden und weil ReligionslehrerInnen gezwungen sind, nur dieses eine Fach zu unterrichten. Ein durchaus strukturelles Problem, das die Forderung einer weiteren Revision der Lateranverträge aufwirft.

5. Weil ich ruhig sagen kann, dass ich hier nicht mehr leben kann. Das habe ich schon öfters gehört. Und da ich vor Jahren gegangen bin, ist nicht so, dass es mich stört. Die Frage ist nur, was ich reden soll, wenn der Angeberquatsch nichts mehr bringt und ich merke, dass der Klang der Stimme, keine Liebeslieder mehr singt.

Tessa Moroder

1. Perché il vero problema di Bolzano sono le biciclette. Lo sono per vari motivi. Uno, il furto: personalmente in 31 anni di vita me ne sono state rubate sette (si, erano legate, non mi rompete le scatole, non sono cretina). Poi, la polizia: il crimine a Bolzano è talmente basso che i poliziotti per non essere mandati in cassa integrazione riempiono di multe i poveri ciclisti invece di andare a caccia dei criminali di cui prima. Le luci, e il marciapiede, e il contromano, e la zona pedonale, il ciclista a Bolzano sembra il peggior delinquente di sempre. Infine, il parcheggio: penso Bolzano sia la città al mondo in cui è più difficile trovare parcheggio in centro in bici che non in macchina. Bolzano, deciditi, se vuoi incentivare l’uso delle bici, dacci un posto dove appoggiarle.

2. Perché la domenica Bolzano city è il posto più noioso del mondo. Punto.

3. Perché la vita notturna… non mi dilungherò sul problema dei bar, che devono chiudere alle 1, sugli  spazi mancanti per la musica dal vivo e neanche sulle discoteche, che sono lontane e comunque fanno schifo (anche se ultimamente a Bolzano è stato riaperto il Mirò ed ha aperto il Südwerk). La vita notturna di Bolzano fa schifo perché manca la gente. Si sa che il bolzanino in generale non esce durante la settimana e chissenefrega tanto non c`è niente da fare, ma il bolzanino sopra ai 30 anni non esce proprio mai di casa, rendendo la vita notturna della città un immenso kindergarten. Cosa sta succedendo? A giudicare dal mio facebook il bolzanino over 30 o va via da Bolzano, o si è fatto l’abbonamento sky.

4. Perché mancano spazi liberi per usi diversi, gallerie d’arte non convenzionali, negozi con prodotti di giovani designer e artigiani, baretti e/o ristoranti alternativi ma carini, tutti fondati e gestiti con poco e niente… Certo, queste cose mancano in tante città e non solo qui, mi direte. Vero, ma la ragione principale per cui qui non esistono e probabilmente non esisteranno mai, è che queste attività in tutto il resto del mondo vengono realizzate da imprenditori (sì, per me chiunque abbia un’impresa è un imprenditore, quindi anche chi occupa uno spazio per farci un centro sociale)  giovani e squattrinati. E questi – nell’unico territorio in cui il rispetto delle regole alla tedesca impedisce di circumnavigare le leggi antiliberali e antiimprenditoriali all’italiana – non ce la possono fare.

5. Perché sono stufa del bilinguismo. Che palle dover leggere tutto due volte (sì, il mio cervello funziona così), dovermi ascoltare mille discorsi prima in una lingua e poi nell’altra, che mi venga chiesto se voglio qualsiasi materiale informativo in tedesco o in italiano o, ancora peggio, il male assoluto, i post su facebook in due lingue. Bastaaaaaa! Sarò anche stronza, ma se vivi qui e una delle due lingue non la capisci, cazzi tuoi.

Barbara Elias Da Rocha

1. Perché a Bolzano l’aeroporto è stato fatto apparentemente solo per politici e ricchi, visto che ci sono voli solo per Roma e Olbia. E a peggiorare le cose, il fatto si parla pure di ridurre il numero di treni che servono la zona.

2. Perché si fa fatica a trovare ristoranti che offrano qualcosa di più esotico dei soliti gulasch e canederli.

3. Perché, tra le opzioni di appartenenza ad un gruppo linguistico, non c’e ne una per i bilingui. In un luogo dove la capacità di parlare entrambe lingue dovrebbe essere un ideale da raggiungere da tutta la popolazione, questo potrebbe essere un potente strumento per capire quanto questo gruppo cresce ogni anno e adattare di conseguenza le politiche.

4. Perché, sempre riguardo al bilinguismo, mi sembra assurdo che uno debba decidere di mandare i figli in una scuola tedesca o italiana. Perché non possono andare in una scuola bilingue come fanno nelle valli ladine (dove a mio parere parlano meglio entrambe le lingue)?

5. Perché anche se gli altoatesini si sentono diversi del resto dell’Italia, succede anche qui che si debba “conoscere Qualcuno”, con la Q maiuscola, per avere un buon posto di lavoro o portare avanti le proprie idee.

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There are 4 comments for this article.
  • verena spechtenhauser · 

    Wenns sonst Niemand macht, ich geb gern noch meinen Senf dazu:

    1. weil ich vorgestern aus sicherer quelle erfahren habe, dass der filmclub meran bald und zwar sehr bald geschichte ist und die meraner dann endgültig ohne “kino” dasitzen!!

    2. weil das geplante kino in meran höchstwahrscheinlich nur 4 tage die woche geöffnet sein wird, wenn es überhaupt jemals aufmachen wird

    3. weil sich in südtirol immer alle in ihren eigenen vier wänden über alles,jede&jeden aufregen aber hier sprichwörtlich mal wieder nicht die “Pappen” aufkriegen! No comment!

    4. weil in algund 90% der geschäftslokale leer stehen (und das seit Jahren), dafür aber am Ortseingang ein cooooles Einkaufszentrum hingeknallt wird in dem sich der xte Mpreis des Landes befindet! Es lebe die anonyme nahversorgung, wer will schon ein belebtes dorfzentrum?

    5. weil südtirol so schön ist, so voller natur, so unverbaut und erst die reine luft!! solange man am richtigen ort lebt. ansonsten kann man zwischen 7uhr morgens und 19uhr abends nicht mal das fenster aufmachen, weil verkehrslärm und abgase einen sonst das leben kosten. Ist ja klar, irgendwo müssen all die LKWs ja auch vorbei die tagtäglich all die MPreis, Eurospars und Lidls und all die anderen grossen und kleinen baustellen unseres landes beliefern, all die Touristen mit ihren großen Autos, alle die LKWs die Äpfel durchs Land transportieren und Hammen von speck und all die einheimischen die lieber mit dem auto in die stadt fahren als das V-bahnl zu benutzen!

  • Sven Koe · 

    @ Marco Russo, Punkt 5: “…wenn der Angeberquatsch nichts mehr bringt und ich merke, dass der Klang der Stimme, keine Liebeslieder mehr singt.” Zitat aus dem Lied “Still wird das Echo sein” von Element of Crime

  • Marco Russo · 

    @Sven: ein durchaus aufmerksames Auge… Punkt 1. und 2. bilden eine musikalische Klammer: 1 als Tocotronicvariation und 2 eben als Element-Variation. Sozusagen ein Tanz für die Ästhetik…

  • Daniel · 

    WEIL sich Südtirol und seine Politiker leider immer noch gegen zweisprachige Kindergarten sträuben. Es gib nit einen Grund warum insere Kids nicht von klein auf beide Sprachen spielend lernen können

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