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December 4, 2012

La regista bolzanina Maura Delpero vince il premio Cipputi al Torino Film Festival

Claudia Gelmi

«Oggi spesso Cipputi è donna, è straniera, è sola: alla fatica del lavoro aggiunge la fatica di mantenere vivi a distanza i suoi affetti. L’alienazione è più strappo e spaesamento che catena di montaggio. Nelle nostre città chissà quante volte ci sarà capitato di vedere due donne straniere alla fermata dell’autobus, sorrisi sui volti sciupati, abiti goffi, dialogo in lingua incomprensibile. Maura Delpero, donna italiana, ha dato allo sguardo (suo e nostro) il tempo necessario ad entrare nel mondo di Nadea e Sveta, donne moldave emigrate a Bologna. Sono amiche. Sono madri di figli lontani. Sono accanto ai nostri vecchi, lontane dai loro. Eppure, nei dettagli faticosi delle loro giornate c’è una luce: infinitamente più forte che in tanto nostro privilegio nevrotico. Quella luce, Maura Delpero ha saputo raccontarla». Queste le motivazioni con cui la giuria, composta da Francesco Tullio Altan, Antonio Albanese e Michele Serra, ha assegnato il Premio Cipputi 2012 per il miglior film sul mondo del lavoro, nell’ambito dell’appena concluso Torino Film Festival, alla regista bolzanina Maura Delpero per il suo film-documentario Nadea e Sveta.

Ambientato tra Bologna e la Moldavia, il film racconta la storia di Nadea e Sveta, due amiche emigrate in Italia per ragioni economiche. «Nadea ha lasciato figli ormai grandi, mentre Sveta ha dovuto affidare alla nonna la sua bimba di tre anni – spiega l’autrice – Nel 2010 Sveta riceve i documenti che le permettono di tornare in Moldavia e rivedere finalmente la figlia dopo due anni e mezzo di lontananza».

Maura Delpero, come è nato questo lavoro?

L’idea del film è nata diversi anni fa, quando fondai a Bologna un’associazione per insegnare l’italiano agli stranieri. Incontrai allora molte donne dell’Est europeo, e tra una lezione e l’altra, imparai a conoscere le loro storie di vita e me ne appassionai.

Cosa l’ha avvicinata a questa tematica?

Sono una persona molto sensibile alla nostalgia. Queste donne mi parlavano di distanze lunghe chilometri e anni dalle persone amate: in particolare quello che mi colpiva di più era la gestione dei figli, lasciati nel paese d’origine, che non vedevano per tempi lunghissimi. Così sono andata a cercare le protagoniste del film, chiedendo loro di poterle seguire da vicino.

Quali problematiche emergono nel documentario?

Il film racconta di maternità da ricostruire, della difficoltà di ricucire il rapporto madre/figli dopo anni di assenza, ma affronta anche le tematiche legate all’emigrazione, come gli affetti sospesi e lo spaesamento nella ridefinizione di nuove identità geografiche ed esistenziali.

Dove e quando si potrà vedere Nadea e Sveta?

Sicuramente lo presenteremo a Bolzano all’inizio del 2013. Nel frattempo ci stiamo attivando per trovare dei canali di distribuzione.

La produzione del film è interamente altoatesina.

Sì, Nadea e Sveta è stato prodotto da Miramonte Film e sostenuto dalla Bls – Business Location Alto Adige e dall’Ufficio cultura italiana della Provincia di Bolzano, nonostante in Italia sia stato girato in Emilia Romagna, dove invece paradossalmente non abbiamo ricevuto nessun finanziamento.

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 4 dicembre 2012

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