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July 18, 2012

La Centrale (Fies) delle idee, scalda i motori per Drodesera

Anna Quinz

Mancano pochi giorni all’inizio del Festival Drodesera (20 – 28 luglio), che ospiterà nella magica scenografia della Centrale Fies a Dro, il meglio del teatro di ricerca e della creatività contemporanea. I “ragazzi” della Centrale sono stati ieri sera ospiti della redazione di Franz, e insieme abbiamo brindato non solo al festival in partenza, ma anche alla nuova partnership che ci vede orgogliosamente legati. Perché, alla Centrale, la pensano un po’ come noi di Franz, e in qualche modo pur per vie diverse, andiamo entrambe nella medesima direzione. Il Festival quest’anno sarà dedicato al tema del folk: We Folk! è il titolo che è stato scelto per raccontare idee ed esperienze performative che sviscereranno questo universo, che non è – come tutti potrebbero pensare – solo fatto di tradizioni stantie, vecchi costumi in naftalina, maschere e zoccoli e cose “d’altri tempi”, ma è anche storia e pensiero, identità e appartenenza, passato e sopratutto guardo verso il futuro. Come ogni cosa che passa per la Centrale, peraltro. Dunque, prima di iniziare una ricognizione dentro il festival e dentro gli spazi della Centrale, riproponiamo un articolo scritto ormai qualche mese fa, che racconta la mia prima emozionata visita a Fies. Molto da allora è cambiato, ora il riscaldamento è perfettamente funzionante, la foresterie in piena attività, e il Natale è lontano. Ma lo spirito e le sensazioni incontrate allora, sono rimaste le stesse.  

Arrivo alla Centrale Fies un pomeriggio grigio e piovigginoso di dicembre. Alle mie spalle ho lasciato prima una Bolzano in colorati preparativi prenatalizi, poi la stazione di Trento, poi l’autostazione di Trento e poi ancora un bus di linea che marca il territorio trentino con le sue fermate in paesini più o meno montani dai nomi a me sconosciuti. Quando l’autista mi lascia alla mia fermata, sono praticamente in mezzo a una strada statale. Ma al di là del ponte c’è la Centrale, in tutta la sua imponente architettura. Al primo sguardo pare ‘disabitata’, ma man mano che mi avvicino, intravedo dettagli che fanno presagire il mondo che troverò all’interno. Perché questa ex centrale idroelettrica, posizionata nel mezzo di un ‘nulla’ di provincia, è oggi uno dei luoghi centrali, mi si passi il bisticcio, a livello internazionale, della creazione e produzione di arti contemporanee come performing art, exhibit, site specific, video e ogni forma di spettacolo dal vivo. Ad accogliermi trovo, sorridenti, Dino (Sommadossi), e Barbara (Boninsegna), rispettivamente direttore e direttrice artistica del centro, nonché marito e moglie. A ‘rapirmi’ per primo è Dino, che mi guida nei meandri della Centrale, raccontandomi ogni centimetro di questo luogo, con l’amore e la cura di chi non è sul posto di lavoro, ma a casa propria. Scopro così la storia della Centrale che dopo anni in disuso, ha ripreso vita, grazie alla lungimiranza della proprietà, l’Enel, ma anche e soprattutto degli stessi Dino e Barbara, che in decenni, da un piccolo festival di paese, hanno costruito qui, passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, un luogo di creatività a cui tutta l’Europa guarda con interesse e attenzione. Gli spazi, pur mantenendo le caratteristiche dell’edificio originario, sono stati rimodernati e adattati alle esigenze dei suoi nuovi ‘inquilini’, creando così le premesse necessarie per ospitare le 3 F, che costituiscono il cuore di questo progetto: Factory, Festival e Featuring. Factory perché Centrale Fies è prima di tutto luogo di produzione. Dal 2007 infatti ha creato una vera e propria crew di giovani artisti under 35, a cui garantisce, nella centrale, a partire dalla centrale, una casa, un luogo di confronto, la produzione dei progetti, la loro comunicazione e promozione, la distribuzione. Sette sono le compagnie attualmente ‘in residenza’ alla centrale: Anagoor, Codice Ivan, Dewey Dell, Francesca Grilli, Marta Cuscunà, Pathosformel e Teatro Sotterraneo. Nomi che gli appassionati di teatro e delle sue avanguardie, almeno uno purtroppo, attento più a ciò che c’era che non a ciò che ci sarà?

E così, sul pensiero di ciò che sarà la prossima estate con la nuova edizione del Festival, il prossimo inverno con le residenze attive, e nel futuro, con le tante idee che frullano nella testa di Dino e Barbara, saluto i miei ospiti, e lascio la Centrale, con la chiara sensazione di non essere stata solo a Dro, in Trentino, a pochi chilometri dal lago di Garda, ma dentro il cuore pulsante di un mondo intero. o più di uno, l’hanno già sentito di certo. Dino mi mostra le aree in cui proprio in questi giorni si stanno costruendo quelli che saranno i veri e propri alloggi delle compagnie, dove potranno vivere e lavorare, dove troveranno oltre a una casa, una famiglia con cui condividere idee e progetti. E poi, sempre Dino, con orgoglio mi spiega nel dettaglio tutti i lavori per installare un efficace impianto di riscaldamento in tutta la Centrale, perché se fino ad ora è stata principalmente usata nei mesi estivi (per il festival che ospita), vista anche la dimensione notevole, tra poco diverrà calda e viva durante tutto l’anno, per dare ancora più spazio a chi qui creerà produzioni destinate poi a girare il mondo (dal 2007 a oggi, circa 700 repliche, in tutta Europa, di spettacoli prodotti da Centrale Fies). E poi c’è un’altra F, che sta per Festival. A parlarmene questa volta è Barbara, che di Drodesera ed Enfant Terrible (dedicato ai più piccoli) i due festival della Centrale, è un po’ la mamma. Drodesera è il festival estivo forse più importante nella scena teatrale di sperimentazione in Italia, e ospita ogni anno, oltre al meglio del teatro internazionale, un pubblico ricco e numeroso, proveniente da tutto il mondo. A luglio i riflettori del mondo della performing art sono puntati su Dro, piccolo paese di 4000 abitanti, che per 2 settimane si anima e si popola di giornalisti, esperti di settore, critici, direttori di festival e curiosi. La rassegna è ormai un’istituzione, e un’assoluta eccellenza per il territorio, anche se forse, ahimè, il territorio non gli rende omaggio quanto sarebbe giusto e auspicabile. Barbara mi spiega che circa il 50% del pubblico è internazionale, e che quello locale è forse composto più da bolzanini che trentini.

La politica e le istituzioni fortunatamente sostengono e supportano questo evento, e la Centrale tutta nelle sue molteplici attività, ma è con un po’ di orgoglio che Barbara racconta che tanta parte delle entrate che permettono la vita di tutta l’impresa, arrivano da bandi internazionali vinti da Centrale Fies. Dunque, a pagare, più che l’esterno è l’interno, ossia la qualità, la competenza, la capacità di guardare avanti con volontà di innovare e di essere sempre al passo coi tempi, o addirittura, un passo più avanti. Questo fa Centrale Fies, e lo fa con la leggerezza e la dolcezza che si legge negli occhi di questa coppia, innamorata del proprio lavoro e della propria creatura. Tanto che anche la loro figlia, Virginia, è presto entrata in squadra, a dare il suo contributo all’‘azienda’ di famiglia, occupandosi della comunicazione e dell’immagine del progetto da diffondere nel mondo. E a quanto pare, il talento, la passione e l’attenzione al contemporaneo sono doti ereditarie, perché a marchiare con il successo questa impresa internazionale e familiare al contempo, è anche la splendida e sempre accattivante comunicazione, che mai è uguale a se stessa e che ogni anno ‘stupisce con effetti speciali’. Infine, la terza e ultima F: Featuring. Ad agosto, il centro di produzione ospita Vedrò, una community di under 40 riunita in working group per riflettere sul futuro dell’Italia. E in fondo, quale luogo migliore di questo, per pensare al futuro di un paese troppo spesso, purtroppo, attento più a ciò che c’era che non aciò che ci sarà?

E così, sul pensiero di ciò che sarà la prossima estate con la nuova edizione del Festival, il prossimo inverno con le residenze attive, e nel futuro, con le tante idee che frullano nella testa di Dino e Barbara, saluto i miei ospiti, e lascio la Centrale, con la chiara sensazionedi non essere stata solo a Dro, in Trentino, a pochi chilometri dal lago di Garda, ma dentro il cuore pulsante di un mondo intero.

Pubblicato su Franzmagazine on paper, theatre issue #11, gennaio 2012

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