Music

July 4, 2012

Hanggai, musica tradizionale mongola alla Volxsfesta (6-7 luglio)

Marco Bassetti

Anche quest’anno, come da diciotto anni a questa parte, la Folxsfesta sarà una vera festa. In cui cultura, gastronomia e musica tradizionale si incontrano e si contaminano. Anche perché nel piazzale lungo il Talvera, rinominato per l’occasione Piazza Alex Langer, quando si parla di “cultura”, “cucina” e “tradizione” è sempre bene usare il plurale. E proprio nel segno della pluralità avverrà l’esibizione delle 6 band protagoniste delle due serate, un viaggio tra Alto Adige e Cuba, Italia, Francia e Mongolia. O meglio, Inner Mongolia. Infatti gli Hanggai, una delle band che saliranno sul palco venerdì, vengono da quella regione della Cina Settentrionale che si chiama “Inner Mongolia”, ovvero Mongolia Interna. “Distillano tutto ciò che di potente proviene dalla musica tradizionale mongola e creano dagli ingredienti qualcosa di nuovo. Musica trascendentalmente potente che chiunque, da qualsiasi luogo può capire” (Pitchfork). Siamo riusciti a contattare Yiliqi, portavoce degli Hanggai.

Hanggai è considerata una band cinese, ma la vostra musica si concentra sulla musica tradizionale mongola. Come vivete questa doppia appartenenza?

In Cina c’è una regione chiamata “Inner Mongolia”. Oggi quasi la metà della popolazione mongola vive in Cina, mantenendo la propria appartenenza alla cultura mongola. Anche noi, pur vivendo in Cina, ci sentiamo mongoli.

Cosa significa la parola “Hanggai”?
La parola “Hanggai” indica un microcosmo definito da una zona montuosa, la foresta che vi cresce attorno, i laghi, i fiumi e i pascoli. Una sorta di “utopia mongola”, dal momento che in Mongolia è davvero difficile trovare questi elementi tutti insieme. Una sorta di paradiso.

Ho letto che siete fan dei Rage Against The Machine. Hanno in qualche modo influenzato la vostra musica?
No, non posso dire che ci hanno realmente influenzato. Però posso dirti che condividiamo la stessa rabbia.

Cosa pensate della politica culturale della Cina, in particolare riguardo alla minoranze (Tibetani, Uiguri, Mongoli…)?
Per le minoranze è una situazione molto difficile, soprattutto nel mantenere le proprie radici. Penso che le minoranze debbano impegnarsi per mantenere viva la propria cultura. È per questo motivo che suoniamo musica tradizionale, per stimolare i giovani in merito alla propria eredità culturale.

Qual è il ruolo della musica tradizionale in Cina?
In Cina la moderna popmusic viene principalmente dall’Occidente, dal Giappone, dalla Corea… La musica tradizionale occupa davvero una piccolissima parte. Il fatto è che i Cinesi perlopiù pensano che esista un’unica cultura, ma non è così. Nello Xinjiang, ad esempio, ci sono circa 30 minoranze, ma a Pechino tutti pensano che sia una regione cinese di pura cultura han.

Con la vostra musica perseguite un particolare obiettivo politico?
Cerchiamo solamente di mantenere le giovani generazioni in contatto con il loro patrimonio culturale. Le nostre canzoni parlano di praterie, cavalli, vento, natura… La musica non ha nulla a che fare con la politica. Vogliamo solo che le persone siano consapevoli della natura e delle diverse popolazioni che ci vivono.

www.radiotandem.it

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