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March 27, 2012

Viaggio in Sicilia, giorno #04: Siracusa archeologica

Cristina Vezzaro

Siracusa non sarebbe Siracusa senza la sua tradizione, senza il suo Duomo costruito sopra un tempio greco. O senza un museo come Palazzo Bellomo, fresco di azzeccatissimi interventi di restauro che, presto un mattino, regalano sale deserte, con opere che spaziano dai primi secoli d.C. al 1400. E una luminosa e colorata, oltre che modernissima, Annunciazione di Antonello da Messina. Più in alto, lasciata Ortigia, si raggiunge la Neopolis, il parco archeologico con l’anfiteatro romano, l’imponente teatro greco e l’orecchio di Dioniso dove l’unica comitiva arrivata in questo pomeriggio di metà marzo non può astenersi dall’intonare un coro con tanto di applauso finale. Le rovine sono preziose e gli alberi di limone rigogliosi e carichi di frutti gialli, ma con il prezzo del biglietto d’ingresso potrebbero essere tenute meglio. In compenso, come sempre, alla mancanza di efficienza finisce per sopperire l’aspetto umano, nella fattispecie quello di cui dà prova la gentile cassiera del museo archeologico Paolo Orsi quando mi presento convinta di entrare con il mio biglietto cumulativo che nel frattempo però non trovo più. E se altrove non ci metterebbero un attimo a mandarmi a stendere, lei si prende la briga di telefonare alla collega, descrivermi e accertarsi che io abbia in effetti il diritto di entrare senza dover acquistare nuovamente il biglietto. Sarà che non è estate e non ci sono le folle, sarà che questa è l’altra faccia di una medaglia dal prezzo troppo caro, ma questo gesto non finisce di stupirmi, io che altrove mi sono vista negare molto meno. Anche qui, come a Palazzo Bellomo, salvo una rumorosissima e totalmente disinteressata scolaresca che l’insegnante non prova nemmeno a stimolare e che passa oltre a gran velocità senza quasi dare un’occhiata alle vetrine e a pochi altri turisti, ci si può aggirare indisturbati tra reperti e statue, ricostruzioni e ritrovamenti. La Piazza del Duomo, di ritorno a Ortigia, si prepara all’aperitivo del sabato sera mentre il sole del tramonto ne lambisce ancora per pochi istanti le bianche superfici. Dal Teatrino dei siciliani escono bambini felici aggrappati alle mani dei genitori come atterrati da un lungo viaggio. Il calare della notte è prossimo, dalla terrazza di un hotel il cui splendore rimane di un’altra epoca si intravvedono ancora le ombre delle barche e della costa, l’Etna che continua a fumare sullo sfondo. Domani sarà un’altra giornata di sole, come per i prossimi cinque mesi.

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