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January 23, 2012

Il teologo Vito Mancuso, Dio e i perplessi

Massimiliano Tonini

Così come Raymond Carver costruisce intorno alla parola amore tutto il suo universo di attesa, di perdita e di desolazione, allo stesso modo la scrittura e il fecondo pensiero di Vito Mancuso ruotano intorno al concetto, e al mistero, di Dio. In realtà, Mancuso fa un ulteriore passo in avanti e asserisce che le due parole coincidono per quanto riguarda il significato e differiscono solo nel significante. Il Dio di Vito Mancuso infatti è amore. Amore e libertà.

E per sgomberare subito il campo dalle più naturali e spontanee obiezioni va detto che nel sistema filosofico elaborato da Mancuso il male trova la sua giustificazione proprio nel concetto di libertà. Libertà dell’uomo di scegliere e libertà della natura di declinare, anche geneticamente, le proprie peculiarità. Risuona in questi concetti, e in molte pagine di Mancuso, l’idea lucreziana del clinamen, della deviazione casuale degli atomi nello spazio-tempo.

In alcuni libri meno recenti di Mancuso, come La vita autentica, si trovano, inoltre, importanti riflessioni sulla malattia, sull’handicap e sulle ripercussioni speculative generate da questi concetti in chi cerca di conciliare il pensiero di Dio con la presenza del male nella storia e nella natura.

In occasione della presentazione del suo ultimo libro pubblicato da Garzanti, Io e Dio. Una guida dei perplessi, Vito Mancuso è stato ospite della parrocchia di S. Antonio a Trento il 10 gennaio scorso e di fronte a un pubblico di circa 400 persone (!), stipato in due sale, di cui una collegata in videoconferenza, ha brillantemente intrattenuto i convenuti prima con l’esposizione generale dei principi alla base delle sue ultime speculazioni, poi in un diretto confronto dialettico con molteplici domande e risposte.

Sicuramente l’organizzazione, la preparazione e la messa in atto dell’incontro si sono dimostrate vincenti sia dal punto di vista dell’ortodossia religiosa, sia per quanto riguarda un interesse più laico verso un autore che nel recente passato ha riempito le pagine culturali dei quotidiani nazionali per le sue scelte in campo editoriale.

Ciò di cui parliamo trae origine dal fatto che, in primo luogo, l’affiche annunciante l’incontro con il teologo Mancuso recava in calce la dicitura “avviso sacro”, poi perché, nel momento della presentazione al pubblico, non si è svolta alcuna introduzione che offrisse una chiave di lettura specifica dell’incontro. Lo stesso Mancuso, dopo qualche istante di confusa incertezza nella sala, ha ironicamente introdotto se stesso e stabilito tempi e modi dell’incontro. L’ambito parrocchiale, in questa occasione, si è dimostrato essere un po’ ristretto e, pur sottolineando i meriti degli organizzatori, le persone in piedi per più di due ore suggerivano che forse una collocazione più capiente poteva rispondere meglio alla presenza di un pubblico così numeroso e variegato.

Questo per dire che di sacro in realtà c’era molto nelle intenzioni e nel luogo, molto meno nell’atto e nel logos. Del resto lo stesso oratore gode di una non indifferente fama di teologo “eretico” o quanto meno ai confini dell’ortodossia. A riprova di questo il fatto che gran parte dell’intervento di Mancuso abbia principalmente gravitato intorno alla figura di Norberto Bobbio come intellettuale alla ricerca costante di un principio superiore, chiamiamolo pure morale, per poi incentrarsi sul recente dialogo dell’autore con Paolo Flores D’Arcais (per chi fosse interessato consiglio di tenere d’occhio la prossima uscita in edicola della rivista Micromega, che conterrà, per gran parte del volume, il resoconto del dialogo tra i due), passando quindi per una strenue difesa dei principi postulati da Charles Darwin in merito all’evoluzione delle specie e concludendo con una negazione dei dogmi più indifendibili del cattolicesimo, in primis quello che riguarda il peccato originale.

Ognuno di questi concetti richiederebbe approfondimenti che non pertengono a questi spazi, ma vale la pena richiamare l’attenzione su uno dei pensatori più rilevanti nell’Italia di oggi, colui che, problematiche teologico-filosofiche a parte, ha sollevato, sulla sua pelle, il problema di come un intellettuale possa esprimersi intrinsecamente in libertà sotto l’egida di un editore come Mondadori. Quali che siano i risvolti editoriali, umani ed economici alla base delle decisioni di ciascuno scrittore, resta un fatto che Mancuso abbia lasciato il proprio editore Mondadori motivando la scelta su base etica e invitando altri scrittori ideologicamente ed editorialmente nella sua posizione a fare lo stesso.

Risulta così facile ed emblematico ricordare come lo scrittore Saviano abbia, nel corso del  2011, abbandonato l’editore di Segrate, pubblicando Vieni via con me per Feltrinelli.

In conclusione, visto il paragone iniziale con una frase e una parola chiave di Raymond Carver, viene naturale concludere che “possiamo solo dire che siamo tutti principianti quando parliamo d’amore” (e di Dio…).

 

Vito Mancuso in pillole: Nasce nel 1962. Dottore in teologia sistematica, docente di Teologia all’Università San Raffaele di Milano. Editorialista di Repubblica.

Da leggere:

Io e Dio. Una guida dei perplessi, Garzanti, 2011

La vita autentica, Raffaello Cortina, 2009

L’anima e il suo destino, Raffaello Cortina, 2007

Intervento di Mancuso su Mondadori:

http://www.repubblica.it/politica/2010/08/21/news/io_autore_mondadori_e_lo_scandalo_ad_aziendam-6407472/

Da ascoltare:

http://www.radio.rai.it/player/player.cfm?Q_CANALE=http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/facciaafaccia/archivio_2009/audio/facciaafaccia2009_12_25.ram

Da vedere:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-75df6532-29c2-4c14-a3ee-7dea67de8632.html Che tempo che fa

Da navigare:

http://www.vitomancuso.it/

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