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May 25, 2011

Bolzano Danza fa rete e si prepara a invadere la città

Anna Quinz

Arrivata l’estate, come ogni estate, arriva anche Bolzano Danza. Manca ancora un po’ di tempo, ma il programma è stato recentemente presentato dalla Fondazione Teatro Comunale, ed è veramente ricco e articolato. Tante prime, come sempre, tanti spettacoli di rilievo, ma anche e soprattutto tante collaborazioni e tante nuove location in cui far muovere la danza. Il macrotema scelto come fil rouge concettuale è quello del mito, inteso però in un senso molto ampio.

Abbiamo intervistato Emanuele Masi, segretario artistico della Fondazione, e coautore del programma ricco di questa edizione, per farci raccontare alcune delle tante cose nuove che l’estate in danza bolzanina ci offrirà.

Perché avete scelto come tema portante quello del mito? Ha senso nella cultura contemporanea, che di miti ne ha troppi, o troppo pochi, parlare di mitologia? La danza ha forse un ruolo privilegiato nella ricerca su questo tema?

In realtà in questa edizione intitolata “Mythos” la mitologia l’abbiamo quasi bandita! Vogliamo tornare a dare alla parola un significato in senso più “omerico”: quello di racconto. Ecco, quello che vogliamo fare è raccontare storie; non personaggi, ma persone: i loro sogni più che le loro vite. Non vogliamo essere ruffiani con il nostro pubblico, ma abbiamo capito che in questi anni difficili, non c’è niente di più gradito di sentirsi raccontare una storia. E la danza – che racconta senza usare la parola – si presta perfettamente allo scopo.

Anche in previsione della candidatura di Bolzano insieme al nordest a capitale della cultura 2019, la capacità di fare rete, internamente ed esternamente, diventa uno dei punti nodali del fare cultura per il territorio. La cosa che più salta all’occhio di questa edizione di Bolzano Danza è proprio la rete di collaborazioni che avete attivato. Quali sono, come sono state articolate queste sinergie e perché?

La lista dei partner in effetti occuperebbe parecchie righe! Un caso per tutti è la partnership “a quattro” di The Mezzanine Project che nasce dalla collaborazione con EURAC research, con cui abbiamo co-ideato e co-produciamo una performance di danza (il nostro ambito) sul tema delle lingue (il loro ambito): il tutto con gli interpreti di Alps Move (altro co-produttore) e sotto la supervisione dei coreografi Michele Abbondanza e Antonella Bertoni.

Il perché è presto detto: è stata “la Crisi” il vero motore di questa interazione con le più disparate realtà del territorio. Siamo partiti dalla semplice idea che unendo le nostre risorse a quelle di altri, avremmo potuto realizzare progetti più ambiziosi, con soddisfazione di tutti. E con un certo stupore abbiamo riscontrato una disponibilità a collaborare molto maggiore rispetto al passato, grazie alla crisi! Ma in fondo il mondo è sempre andato così, no?

Mi ha colpito la collaborazione con Alps move, altro festival di danza del territorio. Ha senso per te che in una provincia così piccola ci siano ben due festival di danza? È un primo passo, questa sinergia, per una fusione dei due festival, forse?

 

Speriamo proprio di no: altrimenti perderemmo un partner prezioso! Scherzi a parte, ci tenevo ad allacciare una relazione con Alps Move: troppo spesso enti che si occupano dello stesso genere (e non solo) si guardano come concorrenti, non si parlano e nemmeno si conoscono. Io credo che invece si debba andare nella direzione opposta, bisogna condividere i rispettivi know-how e diventare ognuno un moltiplicatore del lavoro dell’altro: i profili dei due festival sono diversi e penso che nel medio periodo troveremo sempre più strade per avvantaggiarci entrambi della collaborazione, grazie anche alla disponibilità della direzione di Alps Move.

Altra cosa significativa, il festival non resta confinato nel “suo” teatro, ma entra nel tessuto urbano della città. In che modo? È importante per voi rendere vivo il concetto “se la gente non va alla cultura, portiamo la cultura direttamente alla gente”?

 

Esattamente. Il punto di partenza è stato chiedersi: “di chi sono i soldi del nostro budget?”. Che siano fondi pubblici o finanziamenti di sponsor privati, in fin dei conti vengono sempre dalle tasche di tutti: non solo da quelle del nostro “solito” pubblico. Da qui il dovere di reinvestirne una parte in progetti aperti a una fetta sempre più ampia di popolazione.

Un esempio sono le incursioni in centro storico, ai mercati rionali e al Lido, ma il fiore all’occhiello è la partecipazione al progetto “Partendo da Via Cagliari” dell’Assessore Tommasini: durante Bolzano Danza questo rione diventerà un vero dance-lab a cielo aperto! Con il corso di teatrodanza dell’Accademia Paolo Grassi di Milano abbiamo infatti studiato un percorso altamente partecipativo per la popolazione, con performances in strada ma anche negli appartamenti privati!

Qual’è per te l’evento di punta di questa edizione?

Sul piano della pura danza il momento più alto è probabilmente il focus su Eric Gauthier, danzatore, coreografo, video-maker e musicista rock, che con la sua “Gauthier Dance” proporrà uno dei migliori spettacoli degli ultimi anni: POPPEA//POPPEA, con la coreografia di Christian Spuck, il nuovo astro della coreografia europea. Di Gauthier si potrà anche vedere al Cineplexx una coreografia 3D nata per il grande schermo e le note composte dal poliedrico artista risuoneranno nel cortile della Erste+Neue Kellerei di Caldaro!

Dal punto di vista emotivo, invece penso che il clou sarà Land, la performance all’alba di Peter Jasko a 2.000 metri di quota sulla suggestiva voce di Gabriele Muscolino.

Bolzano danza quest’anno va anche al cinema. Ma non riesce ad avere Wenders e il suo film su Pina Bausch, com’era previsto. Come avete vissuto questa vicenda?

Ci sentiamo inermi come un bambino di fronte a un episodio di bullismo: i contratti erano firmati, i diritti di proiezione in regola, e tutto è stato calpestato per attendere che il distributore italiano riesca a sottotitolare i dieci minuti di dialoghi che si potevano tranquillamente capire in lingua originale: ma quanto tempo ci vorrà ancora? D’altra parte non nascondo comunque un po’ di orgoglio: chi l’avrebbe mai detto che un “piccolo” festival di provincia sarebbe stato capace di spaventare i grandi distributori del cinema?

Ma la partita non è ancora finita: abbiamo promesso al nostro pubblico Pina di Wim Wenders e Pina gli daremo! A costo di portarlo all’estero…

 

http://www.bolzanodanza.it/

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